Non si sa se è più importante che alla fine «Sant’Anna Arresi jazz» si faccia comunque, contro tutte le previsioni e dopo un ufficioso annuncio di cancellazione, o se è più importante che, facendosi, dal 31 agosto al 6 settembre, abbia mantenuto il suo tratto di radicalità. È ciò che caratterizza questo festival, che si chiama propriamente Ai confini tra Sardegna e jazz, in tutte le sue 35 edizioni, la trentacinquesima è la prossima. Niente di integralista, intendiamoci. Accanto ai musicisti delle diverse avanguardie si sono sempre ascoltati anche musicisti più mainstream. Ma sono stati i vari Braxton, Mitchell, Butch Morris, William Parker, spesso «in residenza», ad avere l’egemonia.

QUEST’ANNO il nome che rischia di diventare egemone è quello di Mats Gustafsson. Musicista svedese, di preferenza sassofonista baritono oltre che flautista e clarinettista, bandleader (la sua celebre Fire! Orchestra è stata ospite del festival sardo nel 2016). Un esponente di quella musica sperimentale che privilegia l’ultra-free jazzistico ma che accoglie nei diversi idiomi i lasciti del punk, dell’art-rock, del noise. E dell’elettronica. Appunto con un solista di suoni sintetici, l’austriaco Khristof Kurzmann, farà coppia Gustafsson la prima serata, nella storica sede della rassegna, la Piazza del Nuraghe. Ma prima, al tramonto, sulla spiaggia di Is Solinas avrà aperto i lavori con un concerto in solo.

DI SOLITO in quel luogo l’atmosfera è idilliaca e incantata. Sarà curioso vedere come ci si inserirà un tipo spesso attirato dal parossismo urbano come Gustafsson. Ancora un concerto per lui il 2 settembre a perfezionare questa specie di monografia. In quartetto con l’altosassofonista danese/norvegese Mette Rasmussen, una improvvisatrice e performer (non disdegna intermezzi scenici) che più avant non si può, con il contrabbassista norvegese ma texano d’adozione Ingebrigt Håker Flaken, con il percussionista Will Guthrie, australiano che vive in Francia.
Rasmussen suonerà di nuovo il 4 settembre in duo col pianista super Alexander Hawkins, un folletto che farà un altro duo, probabilmente meno free, l’1 settembre con la vocalista Sofia Jernberg. Anche Franco D’Andrea avrà due concerti per sé: uno in solo il 5 e uno col trio New Thing il 3.
Giancarlo Schiaffini, uno dei massimi protagonisti della storia della musica contemporanea, presenterà il 2 una Pinocchio Parade con opere visive digitali, video e la sua musica per trombone e live electronics. Meno sperimentali ma si spera divertenti saranno il vocalista Anthony Joseph (3), il sassofonista Shabaka Hutchings (5), il pianista Jacky Terrason (4 e 6). Hamid Drake con i suoi tamburi metropolitani e tribali sarà in scena l’1 con partner molto speciali: Alfio Antico (tamburi della più antica tradizione rurale del sud) e Alberto Balia (chitarra sarda e amori blues). Il 6 chiuderà l’ensemble italiano Roots Magic: quattro maestri del free capaci di analizzare e reinventare l’intera storia del jazz.