«Marcia ora o nuota dopo», recita uno degli slogan dei movimenti per la giustizia ambientale che tra fine settembre e i primi di ottobre si incontreranno a Milano per portare un richiamo all’urgenza di azione al cospetto di PreCOP26. L’evento preparativo alla 26a conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Glasgow a Novembre, sarà infatti ospitato dal capoluogo lombardo dal 30 settembre al 2 ottobre. Tantissime associazioni e realtà della società civile (come Fridays For Future, Extinction Rebellion, Movimento No Tav, Survival International, Casa Delle Donne, solo per citarne alcune) hanno aderito alla chiamata di Climate Justice Platform e Climate Open Platform, che coordineranno i numerosi eventi organizzati dagli attivisti in questo periodo. Con un solo obiettivo: puntare i riflettori su una crisi ambientale e sociale che non può più tollerare l’inazione mostrata dai governi nei summit sul clima, a partire dall’accordo di Parigi del 2015, rispetto al quale ben poco è stato fatto.

Gli attivisti denunciano come persino l’obiettivo allora prefissato di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi possa sfumare, mettendo ulteriormente a rischio ecosistemi e popolazioni. «La serie di incontri preparatori e la COP26 si terranno in una fase storica decisiva, durante una crisi economica e sociale di dimensioni globali, in un momento in cui si deciderà il futuro della vita sul pianeta», afferma in un comunicato Climate Justice Platform. «Negli ultimi trent’anni il dibattito si è concentrato quasi esclusivamente sulla limitazione del danno e spesso non si è giunti che alla firma condivisa di generiche dichiarazioni di intenti, a volte senza riuscire nemmeno ad arrivare a un accordo, invece che affrontare i problemi ecologici da un punto di vista strutturale». «Siamo stanchi dell’opera di inquinamento e greenwashing del dibattito pubblico da parte delle compagnie petrolifere, delle lobby private e di tutti gli altri grandi devastatori del pianeta», proseguono gli attivisti della Climate Open Platform, riconoscendo che una vera azione di contrasto ai cambiamenti climatici possa avvenire solo con un approccio sistemico che ripensi radicalmente la gestione delle risorse all’interno delle nostre società. «Con giustizia climatica intendiamo quel cambiamento sociale, economico e politico volto a fermare ed invertire gli effetti del cambiamento climatico e redistribuire in modo equo risorse e benessere a livello globale, attraverso un ruolo forte degli stati e la centralità della democrazia reale e della partecipazione», spiegano ancora gli attivisti dalle pagine dei loro network, evocando un approccio etico e politico alla soluzione della crisi ecologica.

In particolare la Climate Open Platform chiede azioni concrete, quali: la promozione di progetti di ricerca che portino a una transizione verso il graduale abbandono dei combustibili fossili; un’economia circolare che risponda ai reali bisogni umani e non all’idea della crescita infinita; una conoscenza scientifica libera e partecipata che possa contribuire a costruire uno scenario climatico stabile. Inoltre i movimenti ricordano come la battaglia per uscire dalla crisi ambientale non possa prescindere da quella per la giustizia sociale, contro la violazione dei dritti umani messi a repentaglio dal cambiamento climatico e nei processi di produzione di un’economia basata sul profitto, sulle disuguaglianze e sullo sfruttamento di popoli e territori. Per questo la lotta ambientalista non può che essere intersezionale e transfemminista e «promuovere l’abolizione dei ruoli di genere e delle dinamiche patriarcali nella famiglia, nella società, nell’economia, nella politica ed in ogni altro contesto».
Creare momenti di scambio e confronto fra le numerose realtà che si battono per la trasformazione sociale è quindi uno dei principali obiettivi delle giornate che animeranno Milano, che prevedono L’Eco-Social Forum (28, 29 e 30 settembre), promosso da Climate Open Platform e Fridays for Future Italia, che porterà migliaia di giovani a discutere dal basso e «fuori dal palazzo» su come fare pressione sui governi, facendo da specchio all’evento internazionale #Youth4Climate previsto dal programma ufficiale di preCop26, che vedrà 400 giovani delegati provenienti da tutti i Paesi impegnati in un dibattito sul clima che però, come osservato dai movimenti, non sarà vincolante per le decisioni di Cop26.
Durante l’assemblea conclusiva dell’Eco-Social Forum verrà redatta la Dichiarazione per il Futuro con gli intenti di azione concreta che il movimento chiede vengano attuati affinché la COP26 di Glasgow non sia «il fallimento del secolo».

Momenti di confronto, di formazione, performativi e di scambio avverranno negli stessi giorni in diverse parti della città come anche nel Climate Camp e termineranno con le due marce finali: lo Students’ Strike che si svolgerà il 1 ottobre con partenza alle 9.30 da Largo Cairoli e la grande Marcia per la Giustizia Climatica del 2 ottobre, dalle ore 15 dalla stessa piazza.