Mi ripetete con parole vostre quello che abbiamo studiato oggi?

«Abbiamo letto un racconto con un diario di viaggio, cioè un diario, data per data, con le storie che ti capitano durante un viaggio».

«E’ il viaggio di un papà con la sua figlia. In moto. Loro sono in un paese che si chiama a Monterosso e devono arrivare….. Non si sa dove, ma sono in Costa Azzurra, vicino a San Remo, dove l’Italia ha il confine con la Francia».

«Sì, loro viaggiano insieme su una noto e così è molto emozionante. Perché in auto fanno sempre in auto i viaggi, invece in moto ci sono meno viaggi che si fanno, soprattutto se è un papà con sua figlia».

«Lei, la ragazzina, si chiama Lucia. Il papà si chiama Claudio. Ogni volta che arrivano su un posto Lucia scrive dove è arrivata e quando partono e come è il cielo. Per esempio, all’inizio del racconto dice che il tempo è caldo e soleggiato».

«E’ una vacanza che stanno facendo papà e figlia».

«La moto la guida il papà, naturalmente. La figlia è ancora troppo piccola per guidare».

«A me piace quando dice che saltare sulla moto di suo papà è come salire su un cavallo».

«Lei si sente sicura attaccata a suo papà. Per lei è come una avventura. E anche per suo papà».

«Lei si guarda attorno e guarda anche la strada, la linea che c’è in mezzo alla strada mentre stanno viaggiando».

«A me piace più andare in auto che con la moto perché con la moto è più pericoloso. Puoi anche cadere. Anche perché la moto ha solo due ruote, invece la macchina ha quattro ruote e allora è più sicura».

«E’ vero, la moto la devi tenere in equilibrio come quando vai in bicicletta, invece l’auto sta già in equilibrio e secondo me, anche secondo me, la moto è più facile da guidare».

«A me una volta…. Anche io, insomma, ho fatto una gita con mio fratello e mio papà in bicicletta».

«Io mi ricordo che Lucia indossa una giacca a vento, mentre viaggiano».

«Per me se tu puoi guidare un motorino anche prima di diciotto anni e invece non puoi guidare la macchina, vuol dire che guidare la macchina è più difficile e anche più pericoloso, altrimenti sarebbe il contrario».

«Secondo me sarebbe molto bello fare un viaggio in moto con mio papà, però lui non ha la moto, ha la macchina e basta. Allora noi facciamo dei viaggi insieme io, lui, mia sorella mia madre…. Insomma, tutta la nostra famiglia».

«Anche noi facciano dei viaggi insieme, ma brevi. Solo quando ci sono le vacanze noi facciamo dei viaggi lunghi».

«Noi siamo andati in vacanza anche in aereo. Quattro volte».

«Anche noi. Noi anche in treno, non solo in aereo».

«Anche io».

«Io una volta ho fatto una crociera con la mia famiglia, che poi sarebbe un viaggio in nave: ci si fermava quando si arrivava in una grande città da visitare, poi tu scendevi dalla nave, visitavi la città, rientravi sulla nave e lì potevi riposarti o giocare, poi arrivavi a un’altra città, scendevi e sempre così fino alla fine del viaggio».

Mi spiegate cosa succede nel racconto?

«Niente. Che loro viaggiano e sono emozionati a viaggiare con la moto. Poi si fermano a un autogrill e il papà fa comperare a sua figli un sacchetto di patatine fritte».

«Loro stanno facendo un viaggio in Francia».

«Dopo si fermano in un piccolo paesino antico e si fermano in mezzo a una piccola piazza e loro si comperano un gelato».

«E lì vedono dei vecchi che stanno giocando a bocce, proprio lì in mezzo alla piazza».

«Però parlano in dialetto, non parlano proprio in francese, perché Claudio e sua figlia non li capiscono mentre parlano».

«Anche a me piacerebbe fare con mio padre o con mia mamma un viaggio in moto come quello che abbiamo letto perché per me andare in moto è più divertente che andare in auto…. Perché senti proprio il vento che ti viene in faccia e poi perché ti devi mettere il casco, in moto. E a me i caschi piacciono moltissimo. Come i caschi degli astronauti».

«Io una volta ho visto un film con un bambino che teneva sempre un casco in testa, anche se non viaggiava. Luiera nato male e aveva la testa rovinata e allora lo teneva per vergogna, non voleva che tutti i suoi compagni di classe vedevano la sua faccia, perché l’aveva tutta rovinata, poveretto….».

«Anche io ho visto quel film lì. Mi ha fatto piangere. Perché poi era un bambino molto intelligente e molto bravo».