Presentanza, mai come in questo momento sta mostrando tutti i suoi limiti, e soprattutto è evidente il baratro tra eletti e cittadini. Il voto popolare, pur con le difficoltà di una legge ingannevole, ha espresso un indirizzo chiaro, ovvero la lotta a tutte le forme di neo liberismo e di leggi incostituzionali che, in maniera più o meno mascherata, hanno caratterizzato lo scenario politico del nostro Paese negli ultimi vent’anni.

Il teatrino delle consultazioni presidenziali si snoda come una cronaca di una morte annunciata che in questo caso sarebbe la democrazia stessa. Questo modello per formare il governo, retto da pratiche obsolete e non più in linea con le esigenze reali del Paese allontana sempre di più i cittadini dalle istituzioni, e dal concetto di democrazia stessa, rendendo tutto di difficile comprensione.

Qualche giorno fa abbiamo lanciato un progetto per un manifesto che possa costituire la base per un contratto di governo fondato su 5/6 punti: in particolare lotta a tutte le forme di neo liberismo e precarizzazione del lavoro, tutela dell’ambiente e del territorio, lotta attraverso la centralità dei beni comuni a tutte le espressioni di privatizzazione dei beni e dei servizi pubblici. Un contratto di governo, dunque, basato sulla Costituzione, in grado di fronteggiare tutte quelle leggi palesemente incostituzionali frutto della tecnocrazia al servizio degli interessi finanziari. E di questo parleremo a Torino il 18 aprile alle 18.30 alla Cavallerizza Liberata. Di una mobilitazione popolare che sia in grado di vigilare sul risultato delle elezioni, anche attraverso un presidio permanente a a Montecitorio.

Ma questo nuovo indirizzo politico non può realizzarsi nel Palazzo, l’asfittica democrazia della rappresentanza ha bisogno di linfa nuova, in particolare le consultazioni devono avvenire attraverso il coinvolgimento di tutte quelle realtà sociali che a partire dal referendum del 2011 hanno posto al centro della loro azione politica l’attuazione della Costituzione, la difesa del lavoro, dell’istruzione e della sanità pubblica, la lotta allo sfruttamento del territorio. Tutte queste realtà vanno ascoltate perché solo attraverso il loro contributo è possibile comprendere che la democrazia non può che raggiungersi attraverso la sintesi della rappresentanza con la partecipazione; senza il loro contributo la democrazia non ha sangue, non ha ossigeno, non ha corpo.

E proprio in questa fase di impasse, il presidente della camera dei deputati, ovvero della camera bassa, anche per storia personale, può svolgere consultazioni autonome che consentano di discernere quale soluzione governativa sia coerente con la volontà dei cittadini e quale invece ne costituisca ennesimo tradimento.