Sono a casa. Sarei dovuto partire per Cannes martedì scorso. Sono profondamente triste. Ovviamente non c’è nulla da fare e annullare la manifestazione è stata senza dubbio la decisione giusta. E poi, dai, c’è anche la possibilità di andare a Cannes rimanendo a casa. Ho già cominciato questa settimana. Mi alzo prestissimo, bevo un caffè, mangio un pain au chocolat in piedi e poi faccio la fila davanti alla porta del salotto. Sorrido, scusandomi, con i frequentatori del festival, immaginari, che cercano un biglietto per la festa di stasera SVP. Finalmente aprono il salotto e posso entrare col mio accredito, deposito le chiavi e il mio cellulare nel box e dico bonjour ai tipi della security e poi, finalmente, il primo film.

Guardo Roma Città Aperta il classico del Neorealismo della prima edizione di Cannes proiettato nel 1946, appena un anno dopo la fine della guerra. Era settembre e all’inizio non andò tutto liscio. Sbagliarono l’ordine delle bobine del film Notorious di Alfred Hitchcock e I tre moschettieri fu proiettato capovolto. Nonostante questo il festival fu bellissimo con registi in gara come David Lean, Jean Cocteau, Billy Wilder e René Clément . Faccio una pausa per bermi un Nespresso gratis e controllare la posta, poi torno nel Palais/salotto per guardare «Frappé alla menta» thriller psicologico di Carlos Saura che stava per essere presentato nel 1968 quando Geraldine Chaplin e Saura saltarono sul palcoscenico in una forma di protesta solidale con gli studenti che lottavano con la polizia a Parigi. Ci fu una rissa e il festival si concluse in anticipo. Per pranzo, vado in spiaggia a mangiarmi un pan bagnat. Ma torno per Barton Fink dei fratelli Coen vincitore del premio come miglior regista e miglior attore (John Turturro), e della Palme d’Or nel 1991, terza volta consecutiva per il cinema hollywoodiano che ha già vinto per Sesso, Bugie e Videotape e Cuore Selvaggi di David Lynch rispettivamente nel 1989 e nel 1990. C’è ancora nel futuro l’arrivo della Palme per Quentin Tarantino con Pulp Fiction. Dopo Barton Fink, vado a vedere Lezioni di Piano di Jane Campion, l’unica donna ad essere stata premiata con la Palme d’Or. Mi aspettano poi due ore di fila perché non voglio perdermi Tree of Life di Terrence Malick. Ma per rendere l’esperienza più realistica non mi fanno entrare, la sala è già piena. Così vado a una festa a bere un bicchiere di Miraval Rosé con alcuni colleghi giornalisti – mais pas au Petit Majestic – c’est une fête du Zoom! Verso le due vado a letto, ma prima di addormentarmi metto la sveglia per le sette – pronto a ricominciare.