Le immagini del grande ponte della mia città, i cui resti finiscono di crollare grazie a una “sapiente” distruzione, hanno colpito anche me. Ma ancora di più due coincidenze.

Pochi giorni fa ho ricevuto da un’amica genovese – Paola Pierantoni – la copia di un libro appena uscito. Assai diverso dai soliti. Per la seconda metà non è che l’inventario di un archivio che raccoglie moltissimi documenti sull’immigrazione a Genova a partire dalla fine degli anni ’80 e fino ai primi Duemila. Il nucleo di questi materiali risale all’esperienza del «Forum Antirazzista di Genova», un coordinamento di associazioni e soggetti anche molto diversi che operò tra la metà degli anni ’90 e il 2001. Una storia narrata nella prima metà del libro.

La seconda coincidenza riguarda la concomitanza tra lo scoppio a base di dinamite e di cemento armato a Genova e l’esplosione di un conflitto acutissimo, a base di orientamenti opposti su che cosa siano l’umanità e il diritto, nel porto di Lampedusa, dove ha attraccato “fuorilegge” la Sea Watch con i suoi migranti e la sua capitana.

Forse è banale l’idea che i ponti da ricostruire non siano soltanto quelli di cemento. Meno scontato è trovarsi tra le mani uno strumento imprevisto, credo utile alla difficilissima opera di ricostruzione e reinvenzione dei legami e delle relazioni tra le persone.

Il libro – Il mosaico della città plurale. Gli anni di esordio dell’immigrazione nelle carte del Forum Antirazzista di Genova, il canneto editore – è curato da Paola Pierantoni e Eleana Marullo, e consente la lettura di diversi piani intrecciati: la storia della città, la storia di scelte e conflitti intorno alla presenza crescente degli stranieri, la storia di un trentennio di immigrazione in Italia, la storia di come si è giunti alla formazione dell’Archivio, che ha ottenuto anche un riconoscimento ministeriale.

Genova, come si sa, ha conosciuto lungo gli anni ’80 un declino industriale e demografico, tale da alterarne profondamente l’identità. E proprio in quegli anni inizia l’ingresso di immigrati provenienti dai paesi più diversi – America latina e Africa soprattutto – con insediamenti molto concentrati prima nel centro storico medievale, quindi in quartieri come Cornigliano e Sampierdarena, che erano stati il cuore della città operaia. Nei primi anni ’90, e in particolare nell’estate del ’93, scoppiano incidenti gravi tra residenti e immigrati, con successivi interventi polizieschi e “sgomberi” brutali. Ma crescono anche varie esperienze di autorganizzazione tra le comunità straniere, iniziative sindacali, cattoliche, civili che si impegnano per la conoscenza dei problemi, delle persone, e per l’integrazione, interloquendo e confliggendo con le istituzioni locali e nazionali. Qui si situa anche la nascita del Forum, la cui vita non è stata esente da tensioni interne, sino alla clamorosa rottura con Cgil, Cisl e Uil, che non vollero aderire alla prima grande manifestazione che aprì il G8 del 2001, con il popolo dei migranti.

Il racconto del libro (con interventi di Luca Borzani, Agostino Petrillo, Andrea T. Torre) è molto istruttivo per leggere corsi e ricorsi nella vicenda dell’immigrazione in Italia. Ci sono i buoni risultati da non rimuovere, accanto alle leggi sbagliate, le ricorrenti campagne d’odio, le letture sempre approssimate se non distorte della realtà, le responsabilità della politica, di destra e di sinistra. I meriti e i limiti dei movimenti “dal basso”. Un ponte col passato recente indispensabile per provare a costruire qualcosa di meglio nel disastrato presente.