«Nel cinema ci sono tanti personaggi gay, spesso raccontati in rapporto alle loro difficoltà o come macchiette, funzioni della loro omosessualità». Non è questo l’intento di Maria Sole Tognazzi, che con il suo Io e lei – in uscita il primo ottobre in duecento copie – intende raccontare la storia d’amore tra due donne, dice, «in quanto protagoniste, dal basso, e non in modo riduttivo».
Le due donne sono Federica e Marina, rispettivamente Margherita Buy e Sabrina Ferilli, che hanno una relazione di lunga data iniziata dopo il divorzio di Federica dal padre di suo figlio Bernardo, ora studente universitario. Quest’ultima però ha da sempre un problema a vivere apertamente la sua relazione, il suo background borghese la mette a disagio nel dichiararsi «lesbica». Non sopporta che Marina, ex attrice ora ristoratrice, ne parli sulle riviste, o che pubblicamente le dimostri il suo affetto. Anche per questo, forse, cade in tentazione con una vecchia conoscenza, un oculista conosciuto anni prima.

Un film politico? «Nelle nostre intenzioni è una storia d’amore, una commedia sentimentale», osserva la regista. «Ma in fondo volevo che arrivasse un messaggio, e cioè che non si tratta per l’appunto di una storia diversa dalle altre. Per questo motivo si potrebbe fare un discorso di uguaglianza e sulla necessità di avere gli stessi diritti. Solo in questo senso è un film politico».

«L’idea – aggiunge Ivan Cotroneo, autore della sceneggiatura insieme a Francesca Marciano – era di ripercorrere tutti i passi della commedia sentimentale, che somiglia volutamente a tante altre, con l’idea però che il film esce in un paese come l’Italia condannato dalla corte europea per i diritti umani proprio in relazione alle unioni civili».

Io e lei nasce dal desiderio di Maria Sole Tognazzi di tornare a lavorare con Margherita Buy, che aveva diretto in Viaggio Sola, e di poter avere in un proprio film Sabrina Ferilli. «Una sera – racconta – ho rivisto per caso una scena di Il vizietto, e ho realizzato che potevo farle recitare in una storia d’amore. Non mi viene in mente nessuno film italiano che tratti una love story contemporanea tra due donne. Al cinema si parla prevalentemente di omosessualità maschile».

Una love story che deliberatamente «non mette paura», dice Sabrina Ferilli, «raccontata in punta di piedi» e per questo forse accessibile anche da coloro che, secondo l’attrice, per ignoranza temono ciò che percepiscono come diversità. «Ultimamente – continua – con un nickname ho molto discusso su internet con le persone che parlavano male di questo film per via del suo tema. Mi ha molto colpita che in qualche modo il pensiero comune ignorante e bigotto metta in relazione la libertà di amare una persona dello stesso sesso e delle cose assurde, come la pedofilia».

Margherita Buy parla invece di «egoismo» nelle persone che «le porta a non voler capire chi conduce una vita leggermente diversa». Per questo, aggiunge l’attrice, «è importantissimo far vedere cosa succede in una coppia che si ama». «Io e lei – conclude – è una parola in più rispetto ad un argomento fondamentale».

Proprio in questi giorni al Senato si dibatte di unioni gay.

Dice Ferilli: «Un governo di sinistra e laico ha l’obbligo di portare avanti certe battaglie. Ma anche noi cittadini abbiamo la responsabilità di ’essere contro’, di sollecitare la classe politica. Per questo il ruolo nei panni di Marina mi ha fatta sentire investita da una grande responsabilità».