«Vedere come viene trattato il popolo greco lo ritengo vergognoso. […]I cittadini greci sono nostri fratelli cittadini europei».
Tale uscita di Pierluigi Bersani di febbraio 2012 non pare abbia fatto scuola; non sembrano molti i leader che parlino del paese ellenico e dei suoi problemi o che si azzardino ad una analisi della situazione. Eppure il tema non è da sottovalutare dato che la crisi appare l’esito delle dinamiche di tutta l’eurozona.

Perciò occorre chiedersi: a che punto è la Grecia?

A dispetto dall’ottimismo ostentato dal governo di carica – un governo di larghe intese fra la destra di Nuova Democrazia e il vecchio, esausto, partito di sbiadita sinistra, il Pasok – che a maggio scorso giubilava per essere riuscito a vendere i propri titoli di Stato («è un passo decisivo nella strada che ci sta portando fuori dalla crisi») non pare troppo bene. Né sul versante economico né su quello sociale.

Su quello economico le stime di Eurostat del secondo trimestre 2014 rimangono poco entusiasmanti per tutta l’Europa dei 28 e particolarmente depressive per la Grecia. Più realistico e prudente era stato il sontuoso report delle Nazioni Unite di inizio anno (World Economic Situation and Prospects 2014) secondo cui «Cipro, Grecia e Portogallo si prevede che restino in recessione nel 2014», nonché l’economia greca nel suddetto anno avrebbe continuato a contrarsi (p. 104).

Sul versante sociale è notizia assai recente, riportata dal quotidiano Kathimerini, che l’Ufficio parlamentare del bilancio ha pubblicato un rapporto secondo cui su 11 milioni di cittadini greci, 6,3 vivono in povertà. Si tratta solo dell’ultima conferma della massa di dati, prove, testimonianze, report sul deterioramento delle condizioni della popolazione greca; come si vede anche nel documentario Il più grande successo dell’euro prodotto da alcuni cittadini italiani, lettori del blog di divulgazione economica del prof. Bagnai. In esso un medico afferma che il 30% della popolazione è totalmente privo di copertura sanitaria.

Guardando alle cause in profondità della situazione occorre vedere come si è mosso a livello europeo. La Grecia ha ottenuto due sostanziosi prestiti dalla Troika (Commissione europea, Fondo Monetario, Banca Centrale Europea), uno di 80 miliardi a maggio 2010 e un secondo di 165,5 mld a marzo 2012, accettando in contraccambio il programma di austerità più rigidamente antipopolare che l’Europa abbia visto (finora).

Il 29 settembre erano attesi gli inviati della Troika per vedere se il governo sta adempiendo ai propri impegni con sufficiente zelo; tali simpatiche visite consistono in un’analisi approfondita dei provvedimenti per assicurarsi che l’economia venga privatizzata a dovere. Berlino nel 2012 aveva informalmente chiesto che il bilancio greco venisse scritto direttamente a Bruxelles; la Commissione dovette rifiutare, almeno per un po’ i nuovi viceré dovranno ancora prendere l’aereo.