C’è un pollaio nel nuovo film di Paolo Virzì Un altro Ferragosto. Non è un pollaio qualsiasi. Lì, a Ventotene, dove centinaia di antifascisti furono confinati, quel pollaio ha visto confronti, liti, tradimenti, amori e raccolta di uova tra Sandro Pertini, Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ursula Hirschmann.

PER QUESTO Sandro Molino, da sempre fiero intellettuale comunista che proprio non sopporta di essere definito radical chic, ha una venerazione per quei quattro legni ormai malmessi che dovrebbero essere quel che resta di quel pollaio, anche oggi li venera seppure sia ormai stonato e prossimo a morire mentre subissa di lezioni il nipotino comunque bendisposto a recepire. Inutile dire che siamo al sequel del fortunato film Ferie d’agosto che Virzì realizzò nell’ormai lontanissimo 1996. Allora l’Italia era appena entrata nell’epoca berlusconiana e il confronto tra l’entourage degli intellettuali di sinistra contrapposti alla grevità degli armaioli arricchiti aveva funzionato. Ora ci risiamo. Le due bande ritornano in vacanza sull’isola.

Da una parte l’intellettuale ex giornalista, con moglie scossa, amiche lesbiche, amico farfallone, figlia maritata, figlio arricchito con il web e con fidanzato ossigenato. Dall’altra una accozzaglia che ruota attorno a Sabry, influencer bruttina ma di grande successo, che proprio a Ventotene intende celebrare le sue nozze con un fidanzato tamarro e fascistoide, pedinati dai media e circondati dai parenti. Lo scontro è inevitabile e ripropone lo schema precedentemente collaudato. Solo che qualcosa stride, certo siamo nell’ambito della commedia, ma i personaggi sono tutti tagliati con l’accetta, diventano subito stereotipi, macchiette e tutto il lavoro che dovrebbe ricondurre al buon senso, alla dimensione umana soggettiva si smarrisce, salvo qualche scossone annichilente.

Si respira aria mortifera in questo sequel e non lo si nasconde, gli omaggi a Fantastichini e Natoli sono espliciti, mentre tutti gli altri protagonisti sono tornati sul set per riprendere i loro vecchi personaggi. Che purtroppo visti oggi suonano più come figure fuori tempo massimo, ingabbiate in un vecchio copione, compresi tutti i nuovi giovani con internet incorporata nelle professioni e nel comportamento. Talvolta si riesce a ridere, con un sorriso che si strozza tristemente in gola e tutto suona inutile come quel pollaio che alla fine si rivela essere farlocco.