Prodotta dalla Asylum, compagnia specializzata in tv movie a basso costo, Z Nation e i suoi zombie avevano tutto per deludere l’esigente pubblico dell’horror. Inopinatamente, la serie – chiusa dopo cinque stagioni di successo e in attesa di un prequel – ha sorpreso per la capacità di giocare con generi pur con mezzi – e budget – di gran lunga inferiori a serie come The Walking Dead. Partendo da un presupposto banale: portare il galeotto Murphy sul quale era stato sperimentato un vaccino in un laboratorio affinché il suo sangue servisse per sintetizzare la cura, Z Nation si è trasformata in tutt’altro.

Nei sessantanove episodi Murphy da semplice comprimario si è trasformato – grazie al lavoro eccellente dell’attore Keith Allan – in un personaggio a tutto tondo, cinico e divertente. Al suo fianco in questo circo umano che cerca di sopravvivere, reiventandosi in situazioni estreme e perfino dopo una guerra atomica, il tenente Warren (Kellita Smith): molti ideali per la testa, materna e ricca di risorse, lo psicoterapeuta Doc (Steven Beck) decisamente a suo agio con droghe e sostanze sintetiche e il giovane 10 k (Nat Zang), dalla mira infallibile. Horror e splatter a gogo ma anche divertimento, grazie a sceneggiature solide e ben curate dagli showrunner Karl Schaefer e Craig Engler.