Gli ulivi sani della Valle d’Itria sono salvi. Quel Piantatela, in apertura su L’Extraterrestre dello scorso 8 febbraio, sembrerebbe essere stato profetico, almeno per quest’area e solo per quelli non positivi a xylella. A dire basta con gli abbattimenti delle piante è stato l’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia il 14 marzo con una determina dirigenziale, a firma del dirigente Salvatore Infantino.

GLI ULIVI PRESENTI NEL RAGGIO DI 50 METRI dalla pianta positiva al batterio della xylella non verranno più abbattuti. In Valle d’Itria, che nella mappatura tracciata per contenere il batterio include anche buona parte della provincia di Bari, ovvero Monopoli, Polignano a Mare, Castellana Grotte, Alberobello e Putignano, non vi saranno più abbattimenti di ulivi sani. Quelle distese a perdita d’occhio di ulivi secolari e millenari restano salve sulla base degli articoli 13 e 17 del Regolamento di Esecuzione Ue 2020/1201. Per quelli positivi invece si conferma l’abbattimento, nonostante nel corso degli anni siano state sperimentate misure alternative.

Per l’area indenne, chiamata cuscinetto, e istituita poco più a nord, il regolamento Ue prevede comunque l’eradicazione di tutte le piante in prossimità di quella positiva in caso di focolai, ma la direzione intrapresa dalla Puglia sembrerebbe volta ad una più cauta valutazione. La rassicurazione arriva proprio dal dirigente Infantino: «Oramai la xylella è a tal punto diffusa che non serve più eradicare le piante sane – dice – questo però non significa alzare bandiera bianca, ma fare tanto monitoraggio per contenere la diffusione del patogeno. La decisione presa il 14 marzo è frutto di un percorso iniziato a novembre ed è stata approvata anche dal comitato fitosanitario nazionale».

A RIVELARE LA BASSA INCIDENZA della diffusione della xylella era stato un mese fa lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Phytopathology, edita dalla casa editrice statunitense Wiley, a firma di Margherita Ciervo dell’Università di Foggia e di Marco Scortichini del Centro di ricerca Olivicoltura Frutticoltura e Agrumicoltura. I dati rivelano che dal 2013 al 2023 sono state abbattute 15.100 piante, di cui la maggioranza ulivi. La diffusione è stato dimostrato che sia diminuita nel corso del tempo, ma – per via della norma dei 50 metri – gli abbattimenti paradossalmente sono aumentati, sebbene i casi di positività si attestavano lo scorso anno allo 0,7% della totalità delle piante monitorate.

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Per questo motivo, i ricercatori hanno proposto di riconsiderare il complesso del disseccamento rapido (CoDiRO) da un punto di vista epidemiologico più ampio (alla luce anche di altri patogeni) e di modificare le attuali regole di eradicazione, stabilite a Bruxelles. In primis la norma dei 50 metri, che nel caso della Puglia ha portato nel corso degli anni a numerosi ricorsi e contenziosi. Un’eventuale modifica resta in capo alla Commissione europea. Ma con la scelta dell’Osservatorio fitosanitario di istituire un’unica area di contenimento, di fatto gli ulivi sani ricadenti in poco meno della metà del territorio pugliese sono salvi. Qui – si legge nella determina – «non si procederà all’estirpazione delle piante ospiti ricadenti nell’area di 50 metri attorno alle piante infette».

LO STOP AGLI ABBATTIMENTI RIGUARDA la maggior parte degli ulivi monumentali della regione (340 mila censiti in totale). Invece la fascia più a nord che va dal mar Adriatico allo Jonio, con una larghezza di cinque chilometri dall’area infetta, è stata delimitata come zona cuscinetto, ovvero al momento indenne dal patogeno. Qui, laddove si individueranno nuovi focolai, il dirigente dell’Osservatorio Fitosanitario Salvatore Infantino assicura che verranno valutate le due misure di eradicazione e contenimento, con la possibilità di ridefinire l’area di contenimento evitando ulteriori abbattimenti delle piante sane nei 50 metri.

«Prendiamo atto – fanno sapere gli autori dello studio internazionale Margherita Ciervo e Marco Scortichini – di una decisione dovuta, seppur tardiva, che è in parte in linea con le nostre analisi dei dati dei monitoraggi. Tuttavia, gli alberi positivi e asintomatici costituiscono un rischio trascurabile per la diffusione di Xylella, come dimostrato nella nostra pubblicazione nella quale, pertanto, proponiamo la sospensione dell’obbligo di abbattimento nei 50 metri in quanto misura inutile e dannosa».

DECADRANNO PROBABILMENTE I RICORSI pendenti al Tar per salvare le piante sane. Restano le battaglie giudiziarie per gli ulivi monumentali positivi, che per l’Osservatorio fitosanitario e la comunità scientifica di riferimento vanno abbattuti ma per i proprietari e un’altra parte di scienza andrebbero trattati con misure alternative, alcune delle quali peraltro riconosciute anche a livello giudiziario. Uno di questi casi è quello della signora Lucia, 90 anni, di Monopoli. Nel suo terreno ne avrebbero dovuti abbattere un centinaio, a fronte di 9 positivi. La salvezza per i sani sembrerebbe garantita. Sui positivi c’è stata anche la sospensiva del Consiglio di Stato che ha richiesto un approfondimento degli elementi tecnici e dell’istruttoria prodotti dalla proprietaria del terreno. E tra quei documenti ci sono le misure alternative all’eradicazione di «cura» degli ulivi infetti, che altrove si sono rivelate efficaci.

NON VA TRASCURATA NEMMENO la rigenerazione vegetativa visibile anche tra gli ulivi dissecati del Salento. Se ne parla anche nel documento «Resilienza degli ulivi rigenerazione del territorio», a firma di circa 50 associazioni, tra cui Fridays for Future, Isde Medici per l’ambiente e Wwf Lecce. «Si impone – scrivono – la revisione delle strategie in atto per promuovere una gestione più articolata e virtuosa della fitopatia, finalizzata alla rigenerazione agroecologica del territorio. Si impongono interventi non invasivi e irreversibili: quindi vanno bloccati gli espianti di massa. La rivegetazione da tre anni persiste – dicono – grazie all’apparato radicale vivo che è parte fondamentale della pianta».