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Ue, il manifesto antipopulista di Renzi piccona i resti del Pse (e del Pd)

Ue, il manifesto antipopulista di Renzi piccona i resti del Pse (e del Pd)Maurizio Martina, segretario del Pd

Democrack Primarie il 27 gennaio, Martina teme il flop della manifestazione di domenica prossima a Roma

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 28 settembre 2018

Ieri pomeriggio nelle stanze del Pse di Bruxelles l’umore era cupo. Il manifesto antisovranista «Risvegliamo l’Europa» lanciato da Renzi (e anticipato dalla Stampa) ha la firma di un altro socialista, Joseph Muscat, il non popolarissimo premier di Malta. Ma anche quella di Castaner, della francese En Marche, di Rivera della spagnola Ciudadanos, nonché di Guy Verhofstadt, capogruppo dei liberali dell’Alde. Tutti leader di forze che, a casa loro, sono all’opposizione dei socialisti. La verità è che la suggestione del fronte «da Tsipras a Macron», lanciata dallo stesso Renzi per le prossime europee è stata accolta da una freddezza generale, a parte il macron-entusiasta italiano Sandro Gozi. Da una parte non convince l’incolpevole leader greco Tsipras (vedi il manifesto del 22 settembre). Dall’altra neanche i suoi avversari interni del Pasok. Per non parlare dei dubbo dei socialisti francesi, di quelli rumeni rispetto a un firmatario del manifesto, l’ex premier Ciolo, dei belgi verso il riformatore Chastel, altro firmatario.

Da Bruxelles a Roma i malumori aumentano, specie nelle stanze del Nazareno, ormai ridotte a un deserto dei tartari. Il manifesto di Renzi campeggia nell’homepage del sito del Pd come fosse una scelta del partito. Il segretario Martina ha i suoi guai e lascia fare: lo scarso entusiamo che miete la «sua» manifestazione del 30 settembre (quella dell’«Italia che non ha paura») sconsiglia la polemica. Tanto più che ieri il Pd era nel mirino di M5S per l’elezione del renziano perbene Ermini a vicepresidente Csm. Al Nazareno c’era chi se la rideva: «Una vittoria di Renzi». Ieri a Porta a Porta il segretario ha annunciato la data delle primarie: il 27 gennaio. Le dimissioni dunque sono in arrivo.

Quanto a Renzi, dato per perso il congresso, si preparerebbe a fare il capolista alle europee come dal 5 marzo gli consigliano gli amici: per risciaquarsi i panni in Europa dove la memoria dei suoi disastri italiani è meno vivida. Di qui il manifesto degli europeisti alla Macron.

Che però rischia di trasformarsi in un assist ai sovranisti, avverte Andrea Orlando. «Contrariamente a quello che si fa credere il prossimo congresso Pd non sarà tra chi vuole fare l’alleanza con i grillini e chi no», scrive su facebook, subito condiviso da Nicola Zingaretti, «ma tra chi vuole restare nel Pse allargandolo, e chi vuole andare con i liberali dell’Alde, spesso all’opposizione dei pochi governi socialisti rimasti in Europa». Peraltro il liberale Verhofstad è quello che «ha brigato per fare entrare i 5stelle nel suo gruppo». Non si capisce è «come in questo fronte possono stare Sanchez (il segretario Psoe spagnolo, ndr) e Rivera». La conclusione è una domanda inquietante: «Siamo certi che queste iniziative non finiscano più per sfasciare il Pse che per costruire qualcosa di nuovo?».

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