È finito il tempo delle raccomandazioni all’acqua di rose: Bruxelles ha deciso ieri di attivare contro Varsavia la procedura prevista dall’articolo 7 del Trattato di Lisbona per il rischio di violazione grave allo stato di diritto.

PER LA PRIMA VOLTA la Commissione europea ha scelto di ricorrere alla cosiddetta «opzione atomica», così chiamata in gergo dai burocrati Ue, la quale potrebbe significare anche la sospensione dei diritti di voto della Polonia presso il Consiglio europeo.
Già altre volte la Commissione ne aveva paventato l’applicazione nei confronti dell’Ungheria di Viktor Orban. Proprio Budapest resta a oggi il miglior alleato diplomatico del governo della destra populista di Diritto e giustizia (PiS).

«Il nostro paese è pronto a difendere la Polonia contro le misure ingiuste e le scelte politiche dell’Ue», aveva dichiarato in mattinata il vice primo ministro ungherese Zsolt Semjen a Pap, la principale agenzia di stampa polacca.

L’UNICO SCENARIO che consentirebbe l’applicazione dell’’articolo 7 prevede che l’Ungheria di Fidesz rinunci a porre il suo veto. L’iter che porterebbe alla votazione finale da parte dei paesi membri è piuttosto complesso. Dalla Commissione il dossier su Varsavia passa al Consiglio Ue che, con il consenso di Strasburgo, dovrà ottenere 22 voti su 27 dai paesi membri a favore delle sanzioni (la Polonia è esclusa dalla votazione ndr). Un’ipotesi del tutto plausibile al di là del possibile ostruzionismo da parte di Budapest.

SULLA TEMPISTICA molto dipenderà dall’agenda della Bulgaria che si appresta a esercitare la presidenza di turno Ue nei primi sei mesi del 2018.
La decisione era nell’aria da diversi mesi prima di subire un’improvvisa accelerata negli ultimi giorni.

«DOBBIAMO SPINGERE per l’applicazione della procedura in tempi rapidi«, aveva dichiarato la settimana scorsa Guy Verhofstad, capogruppo dell’Alleanza dei liberali e democratici europei a Strasburgo.

Una dichiarazione arrivata dopo la decisione da parte del Consiglio nazionale della radio e della televisione in Polonia di multare il canale privato Tvn per aver presentato in modo fazioso le proteste del periodo natalizio dello scorso anno al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco. Il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ha invitato il neo-premier polacco Mateusz Morawiecki a Bruxelles per tentare ancora la strada del dialogo.

INTANTO IL PRESIDENTE polacco Andrzej Duda si appresta a firmare due provvedimenti sulla Corte suprema e il Consiglio nazionale della magistratura.
L’estate scorsa Duda, espressione della maggioranza del PiS, aveva messo il proprio veto a due iniziative in materia approvate dai colleghi di partito. Ma il presidente polacco aveva comunque firmato una terza legge: il «superministro» della giustizia Zbigniew Ziobro può ora incidere sulle nomine dei presidenti dei tribunali ordinari in tutto il paese.

Nonostante il doppio «nie», Duda si era poi impegnato a preparare due nuovi provvedimenti in materia approvati la settima scorsa dalle camere: 15 dei 25 membri del Consiglio nazionale della magistratura dovranno ora essere approvati dal Sejm e tutti i membri della Corte suprema di 65 anni o più saranno dispensati dal proprio incarico.

VERRÀ INOLTRE ISTITUITO un consiglio disciplinare per valutare l’operato di giudici e avvocati in tutta la Polonia. Le speranze di Bruxelles di incidere sul processo di politicizzazione della giustizia polacca sono ormai ridotte al lumicino.

L’Ue proverà comunque a fare pressione sul PiS minacciando di ridurre il flusso di fondi strutturali in direzione Varsavia.