Giusto cinque anni fa sul Kreshatik, il vialone principale di Kiev, c’erano ancora i segni della battaglia dell’insurrezione della Maidan. Ieri, giornata di riflessione prima del ballottaggio che deciderà chi comanderà in Ucraina per il prossimo lustro, forse anche grazie a un tiepido sole di inizio primavera, si respirava un aria di tranquilla attesa.

GLI UCRAINI SEMBRANO pronti a voltare un’altra pagina della loro tormentata storia. Non c’è più voglia di rivoluzioni anche se all’annuncio «dell’inizio di una nuova epoca» promesso da Volodimyr Zelensky, il comico superfavorito dai sondaggi, guardano con un certo distacco. Passa persino un piccolo corteo dell’estrema destra di Pravy Sektor con sue le bandiere rossonere ma nessuno se ne cura. I titoli dei giornali sono tutti per il dibattito allo stadio olimpico di venerdì sera.

DAL PUNTO DI VISTA MEDIATICO lo show è stato un vero flop. Si attendevano oltre 60mila spettatori ma si è riempito solo il rettangolo di gioco dove era stato installato il palco, e gli spalti sono rimasti semi-deserti. L’impianto di amplificazione era pessimo e quindi molti dei convenuti hanno seguito l’evento in tv per mezzo dei telefonini.

Secondo la stampa, dal filo-governativo Kyiv Post al filo-russo Strana lo scontro è stato vinto nettamente da Zelensky, anche se i programmi politici sono stati i grandi assenti dal dibattito. Zelensky in apertura ha ostentatamente evitato di cantare l’inno nazionale profondendo invece saluti alla folla. Si tratta di una strategia comunicativa ormai nota: mentre Poroshenko mette la mano al cuore ogni qualvolta si parla di patria e di esercito lo show-man preferisce dare l’immagine dell’ucraino moderno ed europeo in linea con le aspettative del suo elettorato più giovane.

IN UN PAESE multinazionale e con milioni di migranti in Polonia e Russia il suo distacco non gli è valso neppure l’accusa di cosmopolitismo ebraico malgrado l’antisemitismo continui ad allignare nell’Ucraina più profonda.

Poroshenko è andato subito all’attacco accusando Zelensky di essere «un bravo comico ma politico dilettante». Zelensky da consumato attore non ha lasciato scampo al suo avversario nella replica: «Sì sono un dilettante della politica. Mi trovo a diventare presidente a causa di 5 anni di tuoi fallimenti. Ti avevo votato anche io 5 anni fa» ha sostenuto.

Il presidente uscente ha rivendicato però la sua azione politica: «Con me l’Ucraina ha fatto più passi avanti che negli ultimi 400 anni». Zelensky non ha neppure risposto: ci ha pensato il pubblico a sommergere Poroshenko sotto una salva di fischi. Poroshenko è riuscito a incassare solo qualche punto solo quando ha citato i legami di Zelensky con Igor Kolomoisky l’oligarca oggi in disgrazia che avrebbe versato 41 milioni di euro al comico su una piattaforma off-shore. Qui il tentativo di Zelensky di presentarsi come un ucraino comune cresciuto in provincia, non ha convinto e i sostenitori di Poroshenko hanno potuto urlare all’unisono: «vergogna!».

IL CULMINE DELLA KERMESSE è stato raggiunto nel finale quando Poroshenko è tornato ad accusare il rivale di «voler far inginocchiare l’Ucraina ai piedi di Putin». Era l’attacco che Zelensky aspettava e a cui si era con cura preparato. «Sono disposto a inginocchiarmi davanti a Putin se lui non mette in ginocchio l’Ucraina» ha detto tra gli applausi. E poi si è inginocchiato lui stesso per ricordare il sacrificio dei «nostri ragazzi nel Donbass».

Costretto a questo punto a farlo anche Poroshenko, Zelensky lo infilzato con una stilettata: «Vedi, ci vuole così poco a essere umano!» – ha urlato nei microfoni. Ora per i sondaggi la forbice tra i due si sarebbe ancora di più allargata. Secondo 112ua Zelensky condurrebbe per 75% a 25%. Ma possibili brogli a favore del «re del cioccolato» restano nell’aria.

NON PIÙ PER VINCERE, ma per ottenere una dignitosa sconfitta per 60 a 40. Ciò darebbe la possibilità al suo apparato di giocarsi il secondo tempo della partita nelle elezioni legislative di ottobre essendo l’Ucraina una repubblica semi-presidenziale.

Tuttavia molti dei gruppi parlamentari uscenti, annusando l’aria che tira, hanno iniziato a franare: la scorsa settimana un folto gruppo di deputati di vari partiti (la Rada ne conta quasi una ventina) ha creato il gruppo parlamentare «amici di Zelensky» ed è presumibile che da lunedì molti altri decideranno di cambiare casacca.

Intanto però il ministero degli interni continua a rimestare nel fango. È notizia di ieri che dopo Al Bano anche la moglie di Zelensky è finita al bando, ma nel suo stesso paese. Infatti Elena Zelensky è ora inserita nella lista dei nera dei personaggi pubblici del sito Mirotvorez che in qualche modo «avrebbero sostenuto i terroristi delle cosiddette repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk».