Una busta di plastica leggera da stropicciare, un tavolo di legno da percuotere, le curiose improvvisazioni vocali in stile scat, alcuni schiocchi delle dita e tanta gestualità teatrale a mischiare il tutto. Con elementi poveri e un pizzico di fantasia, il duo spagnolo Ual-la! ha scelto di migliorare il mondo con un sorriso, con una proposta sonora di forte originalità e ha convinto la giuria del premio Andrea Parodi vincendo l’edizione 2022, tenutasi nello scorso fine settimana a Cagliari. Bossa de bolsas, il loro brano, è una sorta di scioglilingua dalla forte carica ambientalista, ironizzando sui sacchetti usa-e-getta dove Alba Rubio e Modesto Lai, coppia anche nella vita, mettono in fila “poliestireno, polivinilo, polietileno, policloruro, polipropileno, policarbonato”. Probabilmente l’allegria contagiosa ha fatto breccia nel panorama variegato degli otto finalisti (scelti tra 275 candidature, provenienti da tutto il mondo, grazie al web e ai canali social) della rassegna che ha il merito di prolungare nel tempo l’opera di Andrea Parodi, scomparso nel 2006, voce dei Tazenda e uno dei protagonisti di quell’apertura della musica tradizionale sarda verso nuove suggestioni, abbracciando culture e sonorità diverse (testimoniate, tra l’altro, dalle collaborazioni con Fabrizio De André, Noa e Al Di Meola). 

Bossa de bolsas, il loro brano, è una sorta di scioglilingua dalla forte carica ambientalista, ironizzando sui sacchetti usa-e-getta dove Alba Rubio e Modesto Lai, coppia anche nella vita, mettono in fila “poliestireno, polivinilo, polietileno, policloruro, polipropileno, policarbonato”.

IN UNA DELLE SERATE  conclusive della manifestazione, curata da Valentina Casalena, moglie del capellone con la voce d’usignolo, e Elena Ledda, direttrice artistica (nonchè amica e partner di Rosa Resolza, il suo ultimo album) ogni musicista ripropone un brano di Parodi con la propria sensibilità, superando la distanza temporale e passando così il valente repertorio alle giovani generazioni. “Fare Ruzaju è stata un’impresa difficile – dice Laia Escarteen Pede del duo iberico-belga Escarteen Sisters, fatto di violoncello e violino, che hanno ottenuto un riconoscimento per la migliore interpretazione e arrangiamento – amplificare bene i plettri elettrificati e rendere tutta la spiritualità e l’emotività della canzone ci ha costretto a numerose prove”.  Invece la giuria internazionale ha puntato sull’olandese Raquel Kurpershoek, figlia di un’andalusa insegnante di flamenco, con quel misto di danza e percussioni in Datiles y Jazmines, una soffice elegia sui ricordi di una cittadina del mondo. Da segnalare anche il rap in sardo dei Balentia, l’elettronica sposata con la tradizione dei Folkatomic, il canto devozionale del siciliano Antonio Smiriglia, la preghiera acida di Walter Laureti e il folk tenerissimo dei Beija Flor (tutte le serate live, con le esibizioni dei musicisti, si possono rivedere sul sito Facebook della Fondazione Andrea Parodi).

PROPRIO il clima domestico tra giovani musicisti, artisti, studiosi e ospiti di rilievo che dialogano e si confrontano nella tre giorni cagliaritana, andata in scena all’Auditorium del Conservatorio di Cagliari,  è forse il motivo principale del fascino di questa rassegna inserita in una rete di festival europei. Nella giornata di sabato c’è stata la tavola rotonda “Cantare a quattro in Sardegna dai contesti rituali alla world music” con la presenza dei Concordu e Tenore de Orosei con le forme tipiche della tradizione vocale dell’isola, autori di una fantastica performance venerdì sera e insigniti del premio Albo d’Oro, andato anche alla giovane stella della musica portoghese, Tiago Nacarato, cantautore dalla superba purezza vocale,  in grado di rifare Vinicius de Moraes e Toquinho e persino di tradurre un brano di Pino Daniele. Nacarato ha duettato anche con Tosca, interprete soave e ambasciatrice della musica del mondo in lingua italiana, in Sienda mentre il Canzoniere Grecanico Salentino ha provveduto a far abbandonare le poltrone per andare a ballare in sala al pubblico più giovane, inebriato dalla travolgente pizzica. Il tenero saluto finale è stata la versione di Bella Ciao in farsi, intonata a cappella da Elena Ledda e Tosca, una mano tesa dalla Sardegna alle donne iraniane in lotta, un dolcissimo inno di questi tempi cupi.