Charles Baudelaire scrive in Le voyage, contenuta nella raccolta Les fleurs du mal: «L’uomo, la cui speranza non è mai esausta, per potersi riposare corre come un matto!». Questa citazione è contenuta nel libretto di Lento andare (Artesuono) a firma del batterista Ermes Ghirardini che ha riunito un quintetto completato da Mirko Cisilino (tromba, trombone e corno), Romano Todesco (fisarmonica), Denis Biason (chitarra elettrica) e Alessandro Turchet (contrabbasso).

Nei sei brani, tutti originali ad esclusione di Lamento della Ninfa di Claudio Monteverdi, colpisce la precisa volontà, peraltro dichiarata nel titolo del disco, di prendersi tutto il tempo necessario. Nella vita come nella musica. Le strutture dei brani sono quelle classiche ma è il modo con il quale i musicisti si relazionano e come i pezzi si espandono ed evolvono che colpisce.

Il risultato è una musica accessibile, serena e positiva che accarezza suggestioni caraibiche (Eroma), struggimenti di tango (Pa.Pi.Pa.) e illuminazioni progressive (ZAR) abbracciando sotto il segno del jazz le molteplici frequentazioni musicali del leader, figura centrale della scena friulana come musicista e didatta. La scrittura di Ghirardini è limpida e in ogni composizione rivela gusto e felicità melodica. Ottima la registrazione a cura di Stefano Amerio nel cui studio di registrazione è nato anche Domicide (AUT Records) del quartetto Suonomadre di Massimo De Mattia. Dopo Ethnoshock (2018) e Riot (2019) il flautista pordenonese ritorna con questo magnifico gruppo ad incidere questa volta però in studio e in formazione acustica che vede Giorgio Pacorig al pianoforte, Luigi Vitale a vibrafono e marimba e Zlatko Kaucic alle percussioni.

È proprio quest’ultimo a declamare una breve lirica nonsense di Tristan Honsinger nell’iniziale Tristan, in ricordo del violoncellista olandese scomparso. Questa nuova prova del quartetto ci consegna una performance impeccabile interamente improvvisata con un inedito profilo cantabile, intriso di lirismo. Un disco ricco di sottigliezze che procede per distensioni, leggere combustioni e fugaci lampi. Esemplari sono in questo senso l’estesa Circular Conversation e Knot, con Kaucic in stato di grazia. Immutata invece è la cifra di impegno sociale e politico dei precedenti lavori testimoniata dai titoli, Domicide su tutti, di denuncia della follia delle guerre.