«Noi come genere umano siamo su un treno lanciato a folle velocità verso l’estinzione. Lo stile di vita del mondo occidentale non è più sopportabile per il pianeta, dobbiamo ravvederci al più presto. Questo non è il mondo in cui voglio vivere io, un mondo fatto di guerre per il petrolio e di idioti che infiammano il Medio Oriente con le loro dichiarazioni folli. Dobbiamo mostrare attenzione per chi abbiamo accanto e ricordare che i nostri progenitori vengono tutti dall’Africa». Nervoso e impegnato, Roger Waters mette un po’ di pepe nella catatonica presentazione della mostra The Pink Floyd Exhibition, their mortal remains, in scena al Macro di Via Nizza dal 19 gennaio al primo luglio, nuova tappa internazionale (biglietto 18 euro, da lunedì alla domenica, ore 9-21.00) dopo il grande successo di Londra.

«Sì, la mostra è davvero bella, sono orgoglioso di ogni cosa che abbiamo fatto io, Nick, David e anche Syd, ma vi ricordo che questo è il presente, non il 1970. A me alla fine di questa mostra non interessa nemmeno più di tanto, onestamente. Non sono un membro dei Pink Floyd da più di trent’anni, non so se vi ricordate. Io sono in tour da anni e lo sarò ancora a lungo, ho un nuovo album che parla delle cose di sempre, perché il mondo fa schifo come allora. Non mi interessa il passato, non voglio vivere imprigionato in questa cosa, in questa mostra. Sono interessato al presente, ho una carriera, ci sono ancora così tante cose da dire e fare. Mi interessate voi e quello che pensate di oggi» aggiunge e quindi tocca al più tranquillo e ironico Nick Mason, batterista e collezionista di auto, ricordare che «abbiamo cominciato il nostro viaggio in Italia, al Piper, a poca distanza da qui, nel 1967 e poi abbiamo continuato con Pompei, Venezia e i lunghi tour, da sempre abbiamo un rapporto speciale col vostro paese».

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Sulla fantastica retrospettiva audiovisuale lunga 50 anni, ogni volta si scoprono dettagli e particolari stupefacenti (dai manifesti agli strumenti, dai filmati amatoriali ai disegni dei gonfiabili e delle scenografie utilizzate live), in un viaggio psichedelico e immersivo, un’esperienza energica, piacevolissima e emozionante.

Si gira con le cuffie Sennheiser al collo che hanno un gps orientato con le sale della mostra, una dozzina di stanzoni in ordine cronologico (una grande parete dedicata al diamante pazzo Syd Barrett) con costumi, filmati, proiettori e amplificatori, mandando musica e interviste legate a quel preciso periodo che state osservando oltre la punta del vostro naso. Come sono nati Ummagumma e Atom Heart Mother, dove sono finiti i maiali rosa volanti sopra la Battersea Power Station e la scomposizione della luce di The Dark Side of The Moon e tutte le curiosità, scelte, lettere, pagine di quaderni, ritagli personali dall’underground londinese in poi e pubblicità varie come quella di Wish you were here, coi due uomini d’affari che si stringono la mano, andando a fuoco finendo nella Performance zone dove va la leggendaria esibizione dei Pink Floyd al Live 8, l’ultima col gruppo in quartetto, con la versione remixata di Comfortably Numb .