Un colosseo iper-moderno in vetro e acciaio in mezzo a decrepiti edifici vittoriani in mattoncini rossi. L’ultimo arrivato dei grandi impianti sportivi londinesi, lo stadio del Tottenham Hotspur, lascia questa impressione a chi visita il quartiere di Haringey, periferia nord della città. Forse poche volte come in questo caso la locuzione «stato dell’arte» è azzeccata per un’opera costata circa un miliardo di euro e per la cui costruzione ci sono voluti quattro anni. All’esterno le linee avveniristiche fanno molto «effetto astronave», mentre all’interno la particolarità è la «curva» formata da un’unica gradinata da 17.500 posti, la più grande del suo genere in Inghilterra – le altre tre tribune sono divise in altrettanti anelli.

Un giocattolone disegnato dagli strapagati architetti della Populous, compagnia leader del settore, che in Inghilterra tra gli altri hanno progettato il nuovo Wembley e lo stadio delle Olimpiadi del 2012 e che in Italia ha appena presentato uno dei progetti per il nuovo San Siro. L’Olimpico londinese è dove si è trasferito il West Ham da tre anni e per un periodo è stato pure concupito dal presidente degli Spurs Daniel Levy. Per la gioia dei tifosi e dei tradizionalisti, il trasloco dal nord all’est di Londra non è andato in porto e Levy ha dovuto investire vagonate di sterline per dare una casa moderna alla sua compagine.

Soldi che rientreranno tramite vari canali. Sicuramente la biglietteria. Il vecchio White Hart Lane arrivava a stento a 36mila posti, il suo successore si attesta sui 62mila. Solo il Manchester United, tra i club di Premier League, può vantare uno stadio più capiente. Non parliamo di solo calcio, perché l’impianto ospiterà match di rugby e soprattutto di football americano. Il Tottenham ha siglato un accordo della durata di 10 anni per ospitare almeno due incontri a stagione della ricchissima lega professionistica statunitense NFL. Sotto il campo da calcio, infatti, si trova quello da football. Retrattile e di ultima generazione, il campo fa la sua comparsa nel giro di 25 minuti, il tempo necessario per effettuare il cambio. Poi ci sono i naming rights, non ancora assegnati. Ovvero, come fa la compagnia aerea Emirates con gli «odiati» cugini dell’Arsenal, ti ricopro di quattrini se per almeno un decennio mi permetti di chiamare il tuo stadio con il mio nome.

Poi c’è tutta una serie di addentellati che rientrano in quella che gli inglesi chiamano «match-day experience». Quindi club shop più grande per vendere più sciarpe e magliette e punti di ristoro praticamente ovunque all’interno dell’arena, con tanto di micro-brewery con ale e lager per soddisfare i supporter più esigenti e appassionati di birre artigianali – che anche qui vanno tanto di moda.

Lo splendore di quest’ennesimo prodigio architettonico non deve però farci dimenticare che il quartiere di Haringey, quello dove è «atterrata l’astronave», è tra i più poveri e disagiati di tutto il Paese. Non a caso qui, nell’agosto del 2011, scoppiarono i violenti riots che poi si propagarono a macchia d’olio in tutto il Paese. Il palazzo che andò a fuoco in quei terribili giorni, poi divenuto simbolo della rivolta, è a due passi dal nuovo stadio. E in tanti pensano che la mega-opera, come tante di questo genere, abbia portato ben pochi vantaggi alla comunità locale. Mark Panton, professore del Birkbeck College’s Sports Business Management School, ha condotto un’estesa ricerca, narrata nel libro Tottenham’s Trojan Horse, sugli impatti della nuova arena nel quartiere. Il richiamo all’Iliade non è scelto a caso, ma ripreso da tante testimonianze che vedevano il Tottenham Stadium proprio come foriero di una gentrificazione penalizzante per gli small business e residenti locali «sputati fuori» dal quartiere ed esclusi dal tanto decantato «processo di rigenerazione». Per suffragare la sua tesi, Panton cita una pletora di precedenti in varie parti del mondo e ricorda, tra gli altri, l’ampliamento di alcune strade, con annesso abbattimento di vari edifici, per facilitare il deflusso dei fan verso l’impianto. E non è un caso che i progetti di edilizia popolare messi inizialmente sul tavolo dal Tottenham si siano man mano ridotti in modo molto sensibile…