In Italia, come in tutti gli altri Paesi europei, il contagio da Sars-Cov-2 è in decrescita. Come dimostrano i soli 5.218 nuovi casi su quasi 270 mila tamponi eseguiti, malgrado i 218 morti conteggiati ieri (di cui però 85 sono riferiti a decessi degli scorsi giorni trasmessi dalla Campania in ritardo). L’incidenza – spiegano il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e il direttore generale della prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, presentando il monitoraggio settimanale della cabina di regia – è finalmente scesa sotto la prima soglia critica dei 100 casi ogni 100 mila abitanti e i ricoveri sono in continuo calo. «Merito delle misure prese nei mesi passati, dei vaccini e della stagionalità». Ancora un po’ su questo trend e, quando l’incidenza scenderà sotto il livello dei 50/100 mila abitanti, torneremo a «poter tracciare i singoli casi» e a poter così contenere l’epidemia, spiegano.

Dati, questi, che hanno permesso al ministro Roberto Speranza di firmare ieri una nuova ordinanza che da lunedì porterà anche la Val d’Aosta, al pari di tutte le Regioni e le province autonome, in zona gialla.

VA DETTO PERÒ che la prima tabella trasmessa dalla cabina di regia con i nuovi indicatori decisionali per stabilire il “colore” delle Regioni (per obbligo del decreto legge n. 65 approvato martedì scorso in Cdm) contiene solo il dato di incidenza ogni 100 mila abitanti (66 è quello attuale medio dal 14 al 20 maggio) e le percentuali di occupazione delle aree mediche (il 19%) e delle terapie intensive (19%) da parte dei pazienti Covid. Scomparsi i 21 indicatori che fin qui rivelavano la situazione epidemica.

IN OGNI CASO, l’Rt medio si attesta sotto l’1, allo 0,78, mentre la scorsa settimana era allo 0,86. E «per la prima volta da mesi – sottolinea Brusaferro – tutte le regioni sono a rischio basso». L’incidenza è già sotto la soglia dei 50/100 mila in ben sette regioni: Veneto (45), Friuli (24), Liguria (43), Umbria (42), Abruzzo (42), Molise (20) e Sardegna (25) potrebbero perciò passare in zona bianca se rimarranno in questa condizione per tre settimane, come richiede la norma. Ancora una settimana di attesa dunque per Friuli, Sardegna e Molise che, nel caso, dal 31 maggio potranno superare gran parte delle restrizioni. Mentre la Basilicata e la Valle d’Aosta hanno ancora un’incidenza rispettivamente pari e superiore a 100.

Solo la provincia di Bolzano segnala un’allerta dei servizi sanitari territoriali. In tutto il resto del Paese cala il numero di pazienti Covid ricoverati nelle aree mediche: in totale, da 14.937 (11/05/2021) a 11.539 (18/05/2021). E «si osserva una ulteriore diminuzione nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (13.565 vs 19.619 della settimana precedente). La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è in aumento (41,9% vs 40,3% la scorsa settimana). Stabile la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi (38,1% vs 38%). Infine, il 19,9% è stato diagnosticato attraverso attività di screening». L’età mediana dei malati Covid nell’ultima settimana scende a 40 anni (41, nella precedente), quella dei ricoverati a 62 (65 la settimana scorsa), e quella delle persone in terapia intensiva a 65,5 (vs 67).

SUL FRONTE DEI VACCINI (che potranno essere somministrati di qui a breve in 11.500 farmacie sulle 19.600 italiane, con 20 mila farmacisti che hanno completato i corsi di abilitazione, secondo i dati della Federazione) la campagna prosegue con effetti già sostanziali anche se solo il 60,7% dei cittadini tra i 60 e i 69 anni ha ricevuto almeno una dose, di cui solo circa un quinto anche la seconda. Almeno una dose anche al 78,6% dei 70-79enni (completamente vaccinati circa un terzo), all’89,7% degli 80-89enni e al 92% degli over 90. In tutto «sono circa 20 milioni le persone che hanno ricevuto almeno una dose – riferisce Rezza – ma per vedere l’effetto sulla trasmissione dell’infezione dovremo vaccinare i più giovani, che sono veicoli importanti del virus».

COME HA SPIEGATO ieri anche il panel di scienziati convocati dal Global health summit, di cui Brusaferro ha fatto parte, il presidente dell’Iss ha confermato che si sta andando «verso una situazione endemica» e che «il tema dei richiami è un’ipotesi allo studio: si sta valutando la durata della copertura immunitaria e stiamo monitorando le varianti del virus. Dobbiamo dunque essere pronti ad utilizzare eventualmente dei richiami, o in maniera estesa o per determinate categorie di persone». Il messaggio importante a livello globale, conclude Brusaferro, «è che nessun Paese sarà sicuro se non lo saranno tutti».