L’Italia dai tristi primati si è forse avviata verso un radioso futuro, con l’atto parlamentare che ha reso più verdi gli articoli 9 e 41 della Carta costituzionale? Fra i principi e la pratica c’è un mare. Il solenne articolo 11 che «ripudia la guerra» è stato calpestato molte volte. E lo stesso articolo 9 già tutelava il «paesaggio», vittima però, nei decenni, di «sfregi inenarrabili», ricorda il Forum paesaggio che si chiede fra l’altro se non fosse opportuno «intervenire sull’articolo 2, inserendovi i diritti della natura e degli esseri viventi».

NESSUN PRIMATO MONDIALE, comunque, è stato stabilito con la modifica costituzionale italiana. Ambiente e biodiversità sono già tutelati nelle Costituzioni di quasi tutti gli Stati. Ecco alcuni esempi. Che poi la realtà segua le Costituzioni, è un’altra storia. Una recente rassegna del Senato italiano enumera gli articoli sulla tutela dell’ambiente nelle Costituzioni di quasi tutti i paesi dell’Ue (e gli animali sono presenti in quella della Germania). Quanto ai vicini a Est, la Costituzione della Bielorussia (del 1994) sancisce la tutela dell’ambiente nell’articolo 44 e il relativo diritto nell’articolo 46. E quella della Federazione russa (del 1993) sottolinea all’articolo 9 che «la terra e le risorse naturali devono essere utilizzate e protette come base per la vita e l’attività dei residenti».

IN AFRICA, MOLTI STATI HANNO inserito l’ambiente nella Carta fondamentale. La Costituzione del Burundi prevede all’articolo 35 «la tutela dell’ambiente e la conservazione delle risorse naturali per le future generazioni». Anche quella del Burkina Faso sancisce all’articolo 29 il riconoscimento del «diritto a un ambiente sano». Su questa base, il Codice dell’ambiente prevede la «protezione degli esseri viventi dagli attacchi e dai rischi che disturbano o mettono in pericolo la loro esistenza per via del degrado ambientale». La Costituzione della Repubblica del Congo da tre decenni all’articolo 41 afferma: «Ogni cittadino ha diritto a un ambiente sano, soddisfacente e durevole» e «lo Stato protegge e conserva l’ambiente»; l’articolo 42 punisce le azioni contro la natura e la salute. Idem nell’articolo 53 della Costituzione della Repubblica democratica del Congo (Rdc). Entrambi gli articoli però cozzano con la realtà dolorosa di uno sfruttamento estrattivista di stampo coloniale.

PRECOCE FU LA PRIMA COSTITUZIONE del Madagascar, del 1959. Affermava solennemente che «ogni persona deve sforzarsi di proteggere, salvaguardare, migliorare e utilizzare al meglio nell’interesse di tutti il suolo, il sottosuolo, le foreste, le risorse naturali del Madagascar». Nel 1998 il Madagascar si proclama «Repubblica umanista ecologica» e nella Costituzione la gestione equa delle risorse naturali diventa «necessaria per lo sviluppo della persona e dell’identità». Meno spinta la Costituzione del 2010, che comunque enuncia nel preambolo la necessità di proteggere l’ambiente.

IN ASIA, IL BHUTAN, REGNO – ILLUMINATO – che dagli anni 1970 ha introdotto la «felicità interna lorda» come indice di progresso umano e morale, ha una Costituzione all’altezza della sua fama. L’articolo 5 prevede: «Ogni bhutanese è tutore delle risorse naturali e dell’ambiente del regno (…) ed è dovere fondamentale di ogni cittadino contribuire alla protezione dell’ambiente naturale, alla conservazione della ricca biodiversità, alla prevenzione di ogni forma di degrado ecologico, con pratiche e politiche amiche della natura». La Costituzione è rispettata e fra l’altro il paese (coperto di foreste) è carbon-negative.

IN BANGLADESH DOPO LA GUERRA di indipendenza la Costituzione diventa effettiva il 16 dicembre 1972. L’articolo 18A prevede: «Lo Stato si impegna a proteggere e migliorare l’ambiente e preservare e salvaguardare le risorse naturali, la biodiversità, le zone umide, le foreste e la fauna e flora selvatiche, per i cittadini di oggi e di domani». La Costituzione dell’India, redatta da una Commissione guidata da Bhimrao Ambedkar (leader dei fuoricasta) risale al 1950, all’articolo 51-A recita: «E’ dovere di ogni cittadino proteggere e migliorare l’ambiente naturale, comprese le foreste, i laghi, i fiumi e la natura selvatica e mostrare compassione per le creature viventi». Nel 1976 viene inserito l’articolo 48 A: «Lo Stato deve proteggere e migliorare l’ambiente e salvaguardare le foreste e la natura del paese». Complici anche l’enormità del paese e la dimensione demografica, il rispetto di questi articoli non è affatto garantito.

PER LA COSTITUZIONE DEL LAOS (1991), all’articolo 19 «Lo Stato promuove la protezione dell’ambiente e il ripristino di quanto è stato distrutto e degradato (…). Tutte le organizzazioni e i cittadini devono proteggere e preservare la biodiversità e l’uso sostenibile delle risorse». Per l’articolo 29 della Carta costituzionale del Vietnam, «Stato, forze armate, corpi economici e sociali devono rispettare le norme statali sull’uso razionale delle ricchezze naturali e sulla protezione dell’ambiente. Tutti gli atti che possono portare all’esaurimento delle risorse o provocare danni all’ambiente sono strettamente proibiti».

E LA CINA? SUCCINTA. ARTICOLO 26: «Lo Stato deve proteggere e migliorare gli ambienti di vita e l’ambiente ecologico, e prevenire e controllare l’inquinamento e altri danni. Lo Stato deve organizzare e incoraggiare la riforestazione e proteggere le foreste».

VEDIAMO L’ AMERICA LATINA: DAL 1994, per l’articolo 50 della Costituzione del Costarica «ogni persona ha diritto a un ambiente sano ed ecologicamente equilibrato. E’ dunque legittimata a denunciare gli atti che violino questo diritto e ha diritto al risarcimento dei danni. Lo Stato garantisce, difende e preserva questo diritto». La Costituzione di Cuba all’articolo 75 «tutte le persone hanno il diritto a un ambiente sano ed equilibrato. Lo Stato protegge l’ambiente e le risorse naturali del paese». La Costituzione della Repubblica bolivariana del Venezuela (adottata dopo l’arrivo di Hugo Chávez), ha un intero capitolo dedicato all’ambiente. Vi si stabiliscono il «diritto e dovere» di ogni persona e dello Stato di «proteggere l’ambiente, la biodiversità, le risorse genetiche, i processi ecologici, i parchi e i monumenti naturali» e «aria, acqua, suolo, coste, clima, fascia dell’ozono, specie viventi». La Bolivia nel 2009 e l’Ecuador nel 2008, dopo l’arrivo al potere rispettivamente di Evo Morales e Rafael Correa introducono una nuova narrativa costituzionale rispetto ai rapporti con la natura e Madre Terra. Il concetto di vivir bien appare sette volte nella Costituzione boliviana e il suo sinonimo, buen vivir, 21 volte in quella ecuadoriana, nel cui preambolo si legge: «Il popolo sovrano dell’Ecuador (…) decide di costruire una nuova forma di convivenza fra i cittadini nell’armonia con la natura per raggiungere il ben vivere, il sumak kawsay». Ma nemmeno le Costituzioni possono sconfiggere l’estrattivismo…