La notizia arriva dal quotidiano spagnolo Abc, monarchico e legato alla destra: nell’estate del 2010 il co-fondatore del Movimento 5 Stelle Gianroberto Casaleggio in persona avrebbe ricevuto una «valigia diplomatica» con tre milioni e mezzo di euro in contanti. I soldi, sostiene Abc, provenivano dal Venezuela di Hugo Chavez che era interessato a finanziare la nascita di un «movimento di sinistra rivoluzionario e anticapitalista nella Repubblica italiana». In quell’estate di dieci anni fa, il M5S già negava di essere «di sinistra» anche se era nato da meno di dodici mesi e non aveva conosciuto i successi elettorali dei due anni successivi con il boom alle regionali siciliane e la conquista di Parma ad opera di Federico Pizzarotti. I venezuelani avevano intravisto in quel fenomeno ancora in nuce un potenziale esplosivo?

La vicenda viene smentita dal M5S. Davide Casaleggio e Vito Crimi annunciano querele, il ministro degli esteri del governo Maduro, Jorge Arreaza, parla di «mitomania dei media della destra mondiale contro il Venezuela». Il console Gian Carlo Di Martino, chiamato in causa come intermediario, nega tutto. Quelli di Abc sostengono di aver verificato le fonti, anche se la lettera con tanto di timbro del ministero e numero di protocollo che descriverebbe l’operazione viene contestata dal sottosegretario agli esteri del M5S Manlio Di Stefano, secondo il quale i segni di falsificazione digitale sarebbero evidenti e visibili da almeno cinque particolari grafici.

Nel 2019, i 5 Stelle si adoperarono per vincere le resistenze della Lega affinché il primo governo Conte scegliesse la neutralità tra Maduro e Juan Guaidò. Da parlamentare, lo stesso Di Stefano aveva tenuto «incontri bilaterali con i diversi rappresentanti governativi della regione» che arrivarono a Caracas nel 2017, in occasione dell’anniversario della morte di Hugo Chavez. L’anno prima, Abc aveva attaccato gli spagnoli di Podemos, anche loro accusati di essere finanziati dai venezuelani. Ma c’è un dettaglio che conferisce un ulteriore tocco di assurdo a questa storia: quando Podemos alle elezioni generali di quell’anno fallì di poco l’obiettivo del sorpasso al Psoe, proprio Di Stefano mostro tutto il suo entusiasmo via Facebook, rivendicando la scelta del Movimento 5 Stelle di non allearsi con la sinistra radicale, come invece aveva fatto il partito di Pablo Iglesias. Misteri delle diplomazie al tempo della guerra asimmetrica.