Erdogan dopo il tentato golpe è stato protagonista di una risposta durissima, che pare non avere fine. Ieri è stato richiesto l’arresto per un altro centinaio di persone, compresi i medici che lavorano nel principale ospedale di Ankara, il Gulhane Military Medical Academy.

Per l’accusa il personale ospedaliero è accusato di aver favorito l’ingresso dei sostenitori di Fetullah Gulen nell’esercito dando loro referti medici favorevoli. Gulen è accusato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan di essere la mente del tentato golpe.

L’ospedale di Ankara è la prima struttura medica investita dall’indagine sul golpe. Già in precedenza la struttura, come altri ospedali militari, era stata interessata da controlli effettuati dal ministero della Salute.

Non solo medici, militari, giudici, professori universitari, giornalisti, perché la mannaia di Erdogan arriva anche dove meno la si aspetta: è di ieri la notizia di 94 licenziamenti anche nelle fila della federazione calcistica turca.

La paura di elementi gulenisti non conosce tregua. E chi si è schierato fin da subito con Erdogan prova a ritagliarsi spazi di gloria, mentre il presidente tenta di massimizzare il risultato. Ieri tra le tante dichiarazioni, è tornato sulla questione legata alla eventuale possibilità di introdurre la pena di morte: «Il popolo chiede la pena di morte, i sondaggi dicono che il 75% dei turchi la vuole».

Un altro argomento rilevante è quello relativo ai servizi segreti e alla loro riorganizzazione: l’agenzia d’intelligence dedicata alla «sicurezza interna sarà affidata alla polizia e alla gendarmeria»: quest’ultima lavorerà «nelle aree rurali» e la polizia «nelle città», secondo quanto emerge dalla stampa turca. Nei giorni scorsi il ministro dell’interno, Efkan Ala, aveva specificato che nell’ambito della riorganizzazione delle forze di sicurezza, la gendarmeria – così come la guardia costiera – passeranno sotto il controllo del ministero dell’interno e non dovranno più rispondere alle autorità militari.

Per il coordinamento tra le agenzie, stando alle indiscrezioni pubblicate da Hurriyet, nascerà una nuova unità, «Coordinamento e intelligence». Il Mit e il suo numero uno, Hakan Fidan, sono stati criticati da più fronti dopo il tentativo di colpo di stato per non aver informato tempestivamente le massime autorità del paese su quanto stava avvenendo la notte dello scorso 15 luglio.

Anche in questo caso Erdogan procede a un nuovo e rilevante accentramento di potere. Anche in Turchia, infatti, potrebbero nascere due agenzie d’intelligence distinte che risponderanno al presidente e non più all’ufficio del primo ministro. Hurriyet ha rilanciato ieri un intervento di Abdulkadir Selvi, editorialista del giornale, secondo il quale «il Mit verrà scisso in due» agenzie d’intelligence, una dedicata alla sicurezza interna e un’altra alle informazioni e alla sicurezza esterna.

L’idea non sarebbe nuova: Selvi ricorda come il «Sultano» avesse già accennato alla necessità di riforma dei servizi a inizio maggio. Ieri il vice premier Numan Kurtulmus ha ribadito che «è sul tavolo la riorganizzazione delle unità di intelligence». «Il Mit dunque – secondo l’intervento di Selvi rilanciato da Hurriyet – verrà diviso in due servizi di intelligence, uno per la sicurezza interna e uno per quella esterna».