«Super Nintendo, Sega Genesis, when I was dead broke, man, I couldn’t picture this/50-inch screen, money-green leather sofa/Got two rides, a limousine with a chauffeur» (Super Nintendo, Sega Genesis, quando ero al verde, amico, non riuscivo a immaginarmelo: schermo da 50 pollici, divano in pelle color verde soldi/ho avuto due passaggi, una limousine con autista)
Dalle umili origini alla fama e al successo, il primo singolo di Notorious B.I.G., Juicy, estratto dall’album di debutto Ready to Die del marzo 1994, racconta l’incredibile ascesa del rapper di Brooklyn, incarnando la conquista dell’American Dream nel contesto della cultura hip hop. Il brano scatta un’istantanea sulle sfide affrontate dai giovani afroamericani per sfuggire a un destino di povertà e criminalità nell’America di fine anni Ottanta. Biggie Smalls evoca immagini di auto lussuose, abiti di alta moda e l’opulenza che accompagna il suo status di celebrità, implicitamente suggerendo che il successo economico e i beni materiali non solo siano segni esteriori di ricchezza, ma anche simboli tangibili di realizzazione personale e sociale.
Nello stesso periodo, sulla costa occidentale, un altro artista si stava imponendo nel panorama della musica rap grazie ai suoi primi due album, 2Pacalypse Now e Strictly 4 My N.I.G.G.A.Z.: Tupac Shakur. Nonostante le differenze nella storia personale, nello stile e nelle liriche, nei primi mesi del ’94 i due artisti erano grandi amici, con una relazione affettuosa e profonda. Tuttavia, quel rapporto era destinato a trasformarsi in una rivalità epica che avrebbe segnato un’era. Le vite di Biggie e Tupac sembrano uscite direttamente dalla trama di un film drammatico: l’ascesa dalla povertà alla ricchezza, le esistenze segnate da privazioni ed eccessi, un forte legame di amicizia che si trasforma in un acceso antagonismo e, infine, le tragiche morti e la loro elevazione a martiri. Opere come Resurrection di Lauren Lazin, Tupac Shakur: The Authorized Biography di Stacy Robinson, o come It Was All a Dream di Justin Tinsley e Biggie: A Story to Tell di Emmett Malloy hanno offerto un’analisi dettagliata delle loro vite, contestualizzandole nel complesso panorama socioculturale dell’epoca.

CORRENTI FILOSOFICHE
Nonostante l’abbondanza di letteratura in materia, assai di rado si è provato a vederli come espressione della politica del Movimento di liberazione nero in America, nello specifico di due correnti filosofiche e pratiche politiche differenti, le cui ideologie sono state al centro del dibattito nella comunità afroamericana per secoli: Integrazione vs Nazionalismo, incarnati per l’hip hop generation rispettivamente da Martin Luther King Jr. e Malcolm X. Attraverso questa lente è possibile interpretare in modo originale le figure dei due rapper come manifestazioni di questo storico dualismo.
Per comprendere appieno quanto scritto, è utile qui evidenziare come queste filosofie si siano trasformate nel corso del tempo, sotto l’influenza dei vari leader che le hanno abbracciate. L’idea – sino ad allora impensabile – di una integrazione dei neri nella società bianca americana teorizzata a metà Ottocento da Frederick Douglass assunse la forma del principio di «accomodamento», ossia di un’integrazione graduale e pragmatica nella società dominante, proposto da Booker T. Washington e trasformatosi successivamente nel sogno integrazionista di Martin Luther King Jr., reinterpretato negli anni Novanta dall’iper-materialismo post-integrazionista incarnato da Notorious B.I.G. Allo stesso modo, il nazionalismo nero professato da Alexander Crummell esercitò un’influenza significativa sul pensiero di W.E.B. Du Bois, improntandolo a un forte senso di orgoglio e riaffermazione dell’identità nera. Successivamente, Du Bois si avvicinò al nazionalismo nero di Marcus Garvey, che ispirò la politica militante di Malcolm X, incentrata sull’autodeterminazione e sulla separazione dalla società bianca. L’eredità di Malcolm X si riflette nella resistenza post-integrazionista e post-Black Power di Tupac.
Biggie Smalls, l’autoproclamatosi name-brand nigga, incarna il testimonial perfetto della cultura consumistica degli anni Novanta, il simbolo del successo per una generazione auto-indulgente e iper-materialista. I suoi party anthem creavano l’illusione che la libertà di consumo equivalesse a libertà politica, lasciando intendere che le battaglie contro l’oppressione e il razzismo fossero ormai fuori dal tempo. Il suo atteggiamento iper-materialista, mai in reale opposizione al sistema che aveva intrappolato lui come migliaia di altri giovani neri nel ghetto, può essere interpretato come la versione hip hop del sogno integrazionista di Martin Luther King . La «good life» a cui Biggie associa l’idea di integrazione era il palliativo perfetto per una generazione apatica che preferiva fingere di non vedere le persistenti disuguaglianze che caratterizzavano l’America di quegli anni. Non riuscendo a ottenere una reale inclusione economica e politica, l’unica soluzione sembrava l’esaltazione di un consumismo incondizionato come prova del proprio successo. Sebbene Biggie sia ampiamente celebrato per il suo lirismo e la capacità di narrare storie, il suo ruolo nel «deviare l’hip hop dai temi politici per orientarlo verso i party gangsta» è spesso trascurato, come sottolineato da Cheo Hodari Coker nella biografia del rapper, Unbelievable: The Life, Death, and Afterlife of the Notorious B.I.G.. Mentre le generazioni precedenti avevano lottato per i diritti civili e la giustizia sociale, la cultura del party gangsta ha contribuito in modo significativo al crescente disimpegno giovanile dalle forme di attivismo, in particolare da quelle più radicali.

DIFFERENZE
Dal polo opposto dello spettro politico, Tupac Shakur incarnava un ethos radicalmente diverso. Nato in un periodo di fervore del nazionalismo nero, Tupac Shakur è cresciuto però durante gli anni Settanta e Ottanta, un’epoca segnata dal declino del Movimento a causa della repressione del governo statunitense. La sua infanzia, segnata da un’estrema povertà, lo rese cosciente delle profonde ingiustizie sociali sin da giovane. La sua adolescenza si svolse parallelamente all’ascesa della nuova destra con l’elezione di Reagan nel 1980, che pose di fronte a Tupac una serie di sfide e di tensioni ideologiche. La sua tragedia e, allo stesso tempo, la sua grandezza risiedono nell’essere stato il vivo riflesso di questa complessa contraddizione. In lui, infatti, coesistevano la passione per l’attivismo politico e il desiderio di riscatto individuale.
A differenza di Biggie, la sua arte era permeata da un profondo senso di ribellione nei confronti del governo e, sull’esempio di Malcolm X, da una ferma convinzione nell’autodeterminazione della comunità afroamericana. La discrepanza tra l’idealismo dei suoi messaggi e la sua vita rifletteva le complesse tensioni tra il ruolo di artista e quello di attivista, evidenziando la sua umanità e le sfide personali che affrontava. In brani come Changes, per esempio, la sua voce si alza contro la brutalità della polizia, il razzismo dilagante e le difficoltà quotidiane affrontate dai neri. Il suo interrogativo iniziale «Non vedo cambiamenti. Mi sveglio al mattino e mi chiedo: ‘Vale la pena vivere? Dovrei spararmi?’ Sono stanco di essere povero e ancora peggio sono nero», sintetizza tutto il suo senso di disillusione. Words of Wisdom invece denuncia senza mezzi termini l’oppressione sistematica e la corruzione del governo americano, richiamando alla necessità di riaffermare l’identità e la storia della comunità nera. Tupac trasmette un messaggio di consapevolezza e resistenza, tuttavia le profonde contraddizioni che lo affliggevano lo hanno condotto su una strada che ha avuto conseguenze tragiche.
In un intreccio di parole e melodie, Biggie e Tupac si ergono come artefici della loro narrazione, infrangendo gli schemi predefiniti e aprendo nuovi orizzonti di espressione e comprensione. Mentre Biggie dipinge il suo cammino «from rags to riches», esclamando «Il cielo è il limite, e sai che puoi avere ciò che vuoi», Tupac denuncia le ingiustizie sistemiche, gridando «Eppure non vedo cambiamenti, non può un fratello avere un po’ di pace?». Questi versi rappresentano il dualismo storico tra integrazione e nazionalismo, riflesso dei dibattiti e delle lotte che hanno plasmato la comunità nera americana. Sono più di semplici parole di canzoni, sono testimoni della lotta e della resilienza della comunità