Non è facile mettere ordine nella sua opera per il dolore di aver perso un buon amico e saperlo scomparso a 44, dopo una lunga malattia: perché Tuono Pettinato, al secolo Andrea Paggiaro, per gli amici anche Tippi, o per i social Buono Pettinari, oltre a un autore immenso nel panorama del fumetto italiano, era in assoluto una persona adorabile. Garibaldi, Alan Turing, Kurt Cobain e Freddie Mercury, ma anche la fine del mondo per il cambiamento climatico, la resistenza e l’antifascismo, e un paio di romanzi allo stato puro, come l’ultimo, Chatwin (Rizzoli, 2019). I mondi che Tuono Pettinato ha raccontato a disegni sono vastissimi e, a prescindere dalla materia, sempre abitati dal suo sguardo ironico e dal suo pennino caustico; quel che più è importante, mondi sempre dannatamente incollati al nostro. Non è un caso che i suoi primi passi nel linguaggio del fumetto li abbia mossi nell’umorismo istantaneo della vignetta e della striscia, il formato condensato del linguaggio fumetto, conciso e tagliente, per raccontare la realtà in modo sopportabile.

INIZIÒ a farlo con i Superamici il collettivo di autori composto da Ratigher, Maicol&Mirco, Dr. Pira e LRNZ, riunito nel 2008 alla corte di Silvana Ghersetti, editrice di Grrrzetic, che pubblica i loro albi Hobby Comics, un classico del fumetto underground italiano da anni introvabile. Preso in prestito il nome da un volume contenuto nella storica e infinita Biblioteca di Babele di Jorge Luís Borges, con una sostanziosa citazione chiusa nel suo pseudonimo, Tuono Pettinato aveva messo in chiaro subito che si può essere colti, ma sempre e solo usando l’ironia e densi di significato a patto di non scadere nella tristezza e nella noia; aveva capito presto che come narratore avrebbe potuto occuparsi di questioni profonde e reali solo facendo ridere – anche a crepapelle – i lettori, agganciandoli con la sua lingua impeccabile e il tratto pulito e in apparenza infantile.
Tuono ha trasmesso sostanza, ha fatto cultura dal linguaggio ancora stimato come il meno colto e soprattutto l’ha fatto libero dall’ingombro dell’intento didattico. Posso scrivere senza esagerare che la lettura di uno qualsiasi dei suoi fumetti dona al lettore conoscenze nuove senza che costui se ne renda conto, tanto è preso dal compiacersi dei calembour, dei ritratti e delle teorie finissime di famosi antropologi o filosofi: come non citare la teoria del capro espiatorio tracciata da René Girard e ripresa in Corpicino (GRRRZ, 2013) o non ricordare il filosofo Emile Ciorian, spirito guida dell’Odiario (GRRRZ, 2016).
Tuono disegnava e scriveva con competenza e contenuti solidi, divertendosi e portando il lettore dalla sua parte nello stesso stato di grazia di chi si diletta studiando, scoprendo amenità e ricreandole nel proprio pensiero. Era un autore molto umile, per le vette che invece ha toccato. Basti pensare alle biografie: è riuscito a farci stupire di fronte all’arcinoto eroismo di Garibaldi (Rizzoli, 2010), e ad appassionarci alle astruse teorie scientifiche di Alan Turing (Enigma, Rizzoli, 2012), scritto con Francesca Riccioni, con la quale ha firmato anche un libro più recente sul cambiamento climatico, Non è mica la fine del mondo (Rizzoli, 2017), un saggio scientifico divulgativo raccontato da coloratissimi alieni in visita sulla Terra dopo l’autoestinzione della razza umana.

Tuono adorava la musica, specialmente quella hardcore, e con il suo pennino ha dedicato tavole indimenticabili alla vita e all’opera di Kurt Cobain, vero mito generazionale, in Nevermind (Rizzoli, 2014) concentrandosi sull’amico immaginario e sull’aspetto fanciullesco e tenero, del frontman dei Nirvana; ha raccontato Freddie Mercury attraverso la storia dei Queen in We are the champions (con Dario Moccia Rizzoli, 2016).

ACCETTAVA con entusiasmo le collaborazioni editoriali – «Linus», «Internazionale», «Fumettologica.com» – e i promettenti progetti collettivi, come quello del volume OraMai di Lucca Comics&Science o l’antologia a fumetti sulla resistenza, Bandierine (Barta Edizioni, 2015), e illustrava per scrittori nei quali credeva, come è accaduto per il romanzo Qualcosa di Chiara Gamberale e per il libro di Christian Raimo sulla scuola, Tranquillo prof., la richiamo io.
Mentre la critica e il pubblico lo acclamavano con i premi come autore unico – il Gran Guinigi a Lucca e il Premio Boscarato a Treviso nel 2014, la mostra personale Tuoneide nel 2015 – Tuono e i lettori festeggiavano i suoi 40 anni con un libro in cui svelava, anche per rammentarlo a sé stesso, il suo lato malvagio. Pubblicato da quella che resta la casa dei suo progetti più personali e liberi, Grrrz Comic Art Book, L’Odiario, è un piccolo gioiello: un elegante breviario dove l’autore getta la maschera della gentilezza e si scopre «mastermind dell’odio». Un racconto autobiografico di ribellione contro l’identificazione col fumettista «buono», una terapia di disegnetti per superare quel blocco che spesso gli impediva di rispondere «No». Non ha funzionato Tuono, ti ricorderemo leggendoti, e ti sapremo per sempre buono.