«Mangiare è un atto agricolo», scriveva Wendell Berry, ricordandoci come tutto il cibo, anche il più sofisticato, venga da un processo agricolo integrato, anche se la produzione industriale ce ne fa talmente allontanare da renderlo invisibile. È quello che avviene dietro alle porte chiuse degli allevamenti intensivi, in cui il consumatore è tenuto all’oscuro di un’attività un tempo governata dalla ritualità collettiva e da molti tabù, estrapolata dal suo ciclo, nel maldestro tentativo dell’uomo di crescere animali al di fuori e al di là del loro ambiente naturale. Il post Covid ha aperto con forza il discorso sull’insostenibilità di un...