Una delle prime azioni che verrà intrapresa dal neo governo greco, sarà quella di «bloccare» la privatizzazione del porto del Pireo.

La decisione finisce, al momento, per colpire gli interessi cinesi nell’area. Pechino detiene già due terminal del porto, grazie alla Cosco, azienda governativa, che era interessata ad acquisire anche il 67% – o una parte cospicua di essa – detenuta dallo Stato greco.

Una sorta di pre accordo era stata siglata dal precedente governo Samaras. Nei giorni precedenti l’ascesa di Alexis Tsipras al potere, Pechino era apparsa poco o niente preoccupata per i propri interessi nell’area. La tranquillità dimostrata dalla Cina è apparsa giustificata una volta saputo che Panos Kammenos, membro dell’Anel, il partito di destra alleato di Syriza, sarebbe stato ministro della difesa. Kammenos infatti, ex appartenente del partito di Samaras, nonché ex ministro della marina mercantile (dicastero particolarmente rilevante, dato che si occupa degli armatori, una vera e propria potenza economica e politica del paese).

Ed era stato proprio Kammenos a gestire le trattative con il governo cinese, che si presentò nei mesi scorsi ad Atene con il primo ministro Li Keqiang. La Cina ha già investito in future infrastrutture per valorizzare al meglio le proprie mire sul Pireo; ora, di fronte all’«alt» di Tsipras, Pechino dovrà ragionare su come comportarsi.

Tsipras ha specificato che non verranno agevolati progetti, a meno che non siano in favore «del popolo greco». Da Pechino per ora non ci sono risposte formali. La notizia del blocco è stata riportata dai media, suffragati dai numeri secondo i quali,grazie agli investimenti cinesi, la vita dei greci sarebbe già migliorata.