È un caso che Alexis Tsipras abbia scelto Palermo per la sua unica tappa italiana? E’ un caso che il luogo che l’ha ospitato, la sede di un’associazione culturale, si chiami Biotos? No, nel capoluogo siciliano il leader di Syriza ha riconosciuto il posto in cui le peggiori condizioni per vivere (come nella sua Grecia) diventano le condizioni migliori per riportare in vita la politica. In una delle città più disamministrate d’Italia, Tsipras rilancia la «Questione meridionale», parla di quel Sud dell’Europa che la miope politica di Berlino e Francoforte intende punire per la sua povertà, ancor più che per i suoi errori.

Il leader greco lancia la campagna elettorale della lista «L’altra Europa» e lo fa presentandosi non come un «calciatore acquistato per il campionato in corso» ma come guida di una sinistra che vuole ricordare all’Europa dei 28 che il processo di integrazione non può piegarsi alle logiche del profitto e dei banchieri, ma deve continuare sulla strada dei diritti per un Continente dei popoli, non dei populismi, né dell’austerity.

Alle politiche dell’area Shengen, che garantiscono libertà di circolazione a merci e capitali, vietandola agli esseri umani per motivi di cittadinanza, Tsipras, da uomo del Sud, parla di coesione sociale e uguaglianza, termini ormai desueti nel circolo dei governi europei. Infatti, nelle stesse ore, a Palermo, il ministro dell’Interno Angelino Alfano, anche lui uomo del Sud, torna a parlare di immigrazione con il piglio del poliziotto: i 600 mila migranti che sulle coste africane aspettano di attraversare il Mediterraneo (secondo la stima del capo del Viminale) dovranno essere fermati dal Frontex, e l’Europa, è la linea di Alfano, «deve proteggere i propri confini». Passa qualche ora e Tsipras, che in serata ha incontrato la comunità greca di Palermo al cinema Imperia, replica: con buona pace del ministro, se tanta gente vuole venire in Europa non sarà lo spauracchio del Frontex a fermarla. Un’ Europa dei popoli non può precludere il diritto alla vita, a un domani migliore, a un lavoro, a una casa, se l’unica colpa di chi sceglie di consegnare il suo futuro a un viaggio della speranza, è quella di fuggire da guerre e miseria. Piuttosto, le politiche di contrasto hanno trasformato il Mediterraneo «in un cimitero di anime».

Tsipras parla ad Alfano, ma soprattutto ai deludenti leader europei, come Francois Hollande, che a forza di assecondare i concetti dei conservatori, ha trasformato il volto della socialdemocrazia europea, «facendola sempre più rassomigliare alla destra».

Per Tsipras, quella Palermo civile che si batte contro la corruzione, è un esempio da seguire. La sua seconda tappa palermitana è l’Albero Falcone, davanti al palazzo di via Notarbartolo dove abitava il magistrato ucciso dalla mafia nel ’92. L’altra tappa è la lapide che ricorda Pio La Torre, il parlamentare del Pci ucciso da Cosa nostra nell’82 insieme al suo collaboratore Rosario Di Salvo. Un omaggio, quello di Tsipras, agli uomini della resistenza, a un magistrato antimafia e a un pacifista, che oltre trent’anni fa si battè contro l’installazione dei missili nucleari a Comiso. Ed è la resistenza che Tsipras chiede agli europei contro la «barbarie» dell’Europa dei tecnocrati che ha messo in ginocchio la Grecia e l’Italia. Un segnale forte contro le politiche di Angela Merkel e il suo sogno di «un’Europa tedesca». Alla cancelliera dice che respinge «il ricatto dell’uscita dall’Euro delle economie: restiamo nell’area comunitaria come membri paritari. Dobbiamo essere tutti uguali».

A chi gli parla di divisioni nello schieramento che lo sostiene, Tsipras ribatte che l’unità è acquisita, ma la sinistra deve cercare nuove strade e nuova espressione». E la nuova strada che la pallida sinistra italiana pensa di aver trovato con Renzi, non commuove per nulla il capo di Syriza. Quando gli chiedono cosa abbia in comune con il segretario del Pd, si lascia andare a una battutta: l’età. Dopo un a pausa aggiunge: lui tifa Fiorentina, io Panathanaikos. Nemmeno sul calcio potranno mai trovare una convergenza.

Infine, mentre sta per uscire dalla sala della conferenza stampa, incrocia Nicola Cipolla, l’ex senatore del Pci, oggi più che novantenne e più che mai battagliero. Con lui non divide l’età, ma sui valori della sinistra l’accordo è totale.