“La Grecia volta pagina, si lascia alle spalle la paura, l’oppressione e l’umiliazione e va avanti con speranza e dignità: oggi abbiamo fatto la storia, l’ora della troika è finita, facciamo sorgere il sole sulla Grecia”.

Sono le 22,19 quando Alexis Tsipras si presenta da vincitore in una piazza Akadimia, la piazza dell’Università, gremita e in tripudio. La festa è già cominciata da tre ore, da quando sono stati diffusi i primi exit poll che annunciano la vittoria di Syriza, con percentuali persino superiori a quelle dei sondaggi della vigilia, segno che l’appello degli ultimi giorni a dargli la maggioranza assoluta “per avere più forza in Italia e in Europa” è stato raccolto e ha costituito un valore aggiunto per la coalizione della sinistra radicale anche se i numeri non dovessero premiarla fino in fondo.

La gioia è esplosa all’interno e attorno al maxi-gazebo montato a piazza Klafthmonos, davanti alla sede di Syriza nella Chinatown di Psiri e nelle sezioni di quartiere, dove il clima era euforico già da ieri.

Tsipras fa la sua prima apparizione da premier in pectore alle 21,05 in piazza Koumoundourou, nel popolarissimo quartiere di Psiri. Scende dall’auto, sfoggia un gran sorriso, saluta velocemente le centinaia di militanti che si affollano all’esterno dell’edificio e si infila nel quartier generale di Syriza. Lì attende le prime proiezioni, che danno Syriza sempre largamente in testa ma con una maggioranza assoluta in bilico, riceve la telefonata del primo ministro Antonis Samaras, che ammette la sconfitta e gli fa le congratulazioni.

Poi, dopo un’altra chiamata del Presidente cipriota Nicos Anastasiades, si avvia verso la piazza Akadimia, dove si è radunato il popolo di Syriza.

Annunciato da Rock the casbah dei Clash in versione Rachid Taha, il nuovo leader della sinistra non solo greca ma europea parla non più di una decina di minuti, per annunciare che “la troika è una cosa del passato” e che “il voto contro l’austerità è stato forte e chiaro”. Sa di avere ottenuto un consenso largo e vuole farlo pesare non solo in Grecia ma anche in Europa, che dovrà essere “basata sulla solidarietà”.

Oggi, all’Eurogruppo, si presenterà ancora il vecchio governo, ma non potrà più dare alcuna garanzia che le cose procederanno come hanno fatto fino a oggi. Quello che accadrà è che il nuovo governo greco negozierà “una soluzione finanziaria giusta e vantaggiosa per tutte le parti”, però senza i Memorandum e la tutela del trio Banca centrale-Commissione-Fondo monetario internazionale.

Nella notte della festa, c’è pure spazio per una rassicurazione ai partner europei. Tsipras sa di avere gli occhi del mondo e della comunità finanziaria addosso e dice che “il nuovo governo greco sarà pronto a collaborare con tutti gli amici europei” per far “ritornare l’Europa nella stabilità e nella crescita”.

Il nodo da sciogliere rimane solo uno: ce la farà a ottenere la maggioranza più uno dei seggi o da lunedì dovrà andare alla ricerca delle alleanze per governare? Con un risultato così in bilico la cautela, nel momento in cui sale sul palco, è d’obbligo. Ma quello si vedrà a partire da oggi. Per ora basta dire, cambiando lo slogan “la speranza sta arrivando” che ha segnato la campagna elettorale di Syriza, che “la speranza ha vinto”.

Ago della bilancia nel caso la soglia dei seggi si fermasse al di sotto dei 151 necessari per fare un governo monocolore potrebbe essere il partito di centrosinistra To Potami (Il fiume), fondato dal presentatore televisivo Stavros Theodorakis, dalle posizioni decisamente europeiste. Molto difficilmente, infatti, riuscirà entrare in Parlamento Kinima, la neonata formazione fondata da George Papandreou, che rischia di esser il grande sconfitto di questa tornata elettorale.

L’ex premier socialista che si era dimesso dopo che l’Europa gli aveva sostanzialmente impedito di tenere il referendum sul piano di austerità imposto dalla troika, figlio del primo presidente della Repubblica dopo la dittatura dei colonnelli e uscito dal Pasok alla vigilia del voto nella speranza di poter essere determinante in caso di una vittoria relativa di Syriza, pare al di sotto della soglia minima del tre per cento. Nonostante la sconfitta, Papandreou ha ribadito: “Nessun partito, anche con la maggioranza, può affrontare l’attuale situazione da solo”. Aggiungendo poi, forse memore di quanto accadutogli appena tre anni fa, che “la decisione dei cittadini dev’essere rispettata, qui e all’estero”.

Da Syriza arrivavano anche altre voci, come quella della deputata Nadia Valavani, che ha messo le mani avanti ricordando come “abbiamo detto sin dall’inizio della campagna elettorale che cercheremo il consenso più ampio possibile per metter fine all’era dei Memorandum. Syriza può essere il nucleo, e ha bisogno di essere sostenuto dalle forze che vogliono la stessa cosa”.

In effetti, era stato lo stesso Tsipras, ancora venerdì, a dire che anche in caso di vittoria con una maggioranza assoluta avrebbe cercato un consenso più ampio e si sarebbe rivolto a tutte le forze parlamentari, conscio del compito a dir poco arduo che lo aspetterebbe, in ogni caso, in Grecia come in Europa, com’è testimoniato dalle dichiarazioni del presidente della Bundesbank Jens Weidmann, che un minuto dopo il primo exit poll e alla vigilia dell’Eurogruppo di oggi ha dichiarato che “la Grecia deve aderire alle condizioni del salvataggio” e che “è nell’interesse del governo greco fare le riforme necessarie per risolvere i suoi problemi strutturali”.

A Weidmann ha risposto indirettamente Giannis Milios, economista di Syriza: “Il programma concordato da Samaras (il primo ministro uscente, ndr) è ormai morto. E’ una vittoria storica per il popolo greco, un cambio di pagina per tutta l’Europa”.

Cosa andrà a dire il dimissionario governo Samaras all’Eurogruppo lo sapremo solo oggi. Nel frattempo, largo alla festa per un successo che non è esagerato definire storico.