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Trump si inventa un’app che non c’è. Ma il piano è realtà

Trump si inventa un’app che non c’è. Ma il piano è realtàBruce Greenstein dell’Lhc Group, leader nell’assistenza privata, dà il gomito a Donald Trump – Ap

Stati uniti Via libera della Camera: test gratuiti, malattia retribuita, sussidi a disoccupati e anziani

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 15 marzo 2020

La speaker democratica alla Camera, Nancy Pelosi, ha annunciato l’approvazione da parte dei deputati del pacchetto di aiuti straordinari per far fronte all’emergenza coronavirus. La misura, approvata con 363 voti a 40, deve ora passare al voto del Senato, ma ha già ricevuto il via libera di Trump che su Twitter ha invitato i repubblicani a sostenerla.
Il pacchetto comprende test gratuiti, due settimane di congedo per malattia retribuite e fino a tre mesi di congedo familiare e medico retribuiti, crediti d’imposta sui salari per i datori di lavoro che forniscono tali indennità, un miliardo di dollari di sovvenzioni statali per i sussidi di disoccupazione, 500 milioni in assistenza alimentare per donne incinte a basso reddito e madri con bambini piccoli, 400 milioni in banche alimentari locali e 250 milioni in un programma di nutrizione per anziani.

Il disegno di legge è passato poche ore dopo la conferenza stampa in cui Trump ha illustrato, alla fine, un programma degno di questo nome per affrontare il virus e mentre se ne mettevano a fuoco i veri confini. Il caso più clamoroso è stato la smentita di Google. In conferenza stampa era stato annunciato che tramite una app messa a punto da Google i cittadini si sarebbero potuti sottoporre online a una prima verifica per il Covid-19, con un semplice questionario basato su una prima valutazione dei sintomi. In caso di necessità i cittadini, sempre tramite la app, sarebbero stati in grado di localizzare il laboratorio più vicino sottoporsi al test. Tutto ciò, ha detto Trump, sarebbe stato disponibile dal 15 marzo. Google ha smentito il presidente: la app al momento è in studio, ci lavora una società che fa capo a loro, Verily, e la sperimentazione iniziale coinvolge la sola San Francisco.

Il problema vero era che al momento il sistema sanitario Usa non sarebbe stato in grado di mettere a disposizione i kit per i tamponi. Ora, invece, dovrebbe riuscirci grazie all’inclusione dei privati. Con il nuovo corso il compito di procurare i tamponi passa ai gruppi della grande distribuzione privata: Walmart, con 5.335 punti presenti in tutti gli Stati, seguita da Target, con 1868 location. Seguono i negozi specializzati in prodotti farmaceutici come Cvs (6200 punti) e Walgreens con 9277 negozi.
L’assemblaggio e la produzione dei kit saranno compito delle aziende di Big Pharma e di strumentazione diagnostica (Becton, Dickinson and Company, Quest Diagnostics, Roche Diagnostics, Signify Health, Thermo Fischer Scientific, Lch Group).

Le autorità locali hanno anche ricevuto il via libera per usare i privati autonomamente. Grazie a ciò lo Stato di New York ha già aperto due location, una upstate a New Rochelle dove c’è un focolaio e una a Long Island che aprirà la prossima settimana. Qui ora ci sono 524 casi confermati, di cui 117 ricoverati in ospedale.
Il numero di casi confermati a New York City è di 213, dove si è registrata la prima morte, una donna di 81 anni già ricoverata in ospedale per un enfisema polmonare.

Il contagio avanza in tutti gli Usa: i casi sono 2.195 e riguardano 49 Stati su 50, più il Distretto di Washington DC. I morti sono 49. I numeri e le pressioni ugualmente crescenti hanno convinto Trump a sottoporsi al test. Lo ha annunciato ai giornalisti sabato mattina, aggiungendo che «è un test complicato, per i risultati ci vorranno un paio di giorni».
Il suo vice Mike Pence, invece, ha annunciato l’estensione del travel ban a Regno unito e Irlanda a partire da lunedì a mezzanotte. Anche in questo caso non vale per  cittadini Usa, residenti legali e i loro familiari.

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