Donald Trump è andato a Calexico, in California, per visitare una nuova sezione del muro di confine con il Messico che sta facendo costruire contro il parere del Congresso.

Durante la visita è riuscito a superare se stesso rilasciando una delle sue dichiarazioni peggiori: «Il nostro Paese è al completo – ha detto rivolgendosi retoricamente a immigrati e richiedenti asilo – Non posso più prendervi, mi dispiace, quindi fate dietrofront, è così».

Dopodiché Trump ha aggiunto che i richiedenti asilo fanno parte di gang criminali e che «queste non sono persone, sono animali che stanno infettando il nostro Paese». Quest’ultima frase ha raggelato l’ambiente mentre The Donald andava avanti a sviscerare il concetto disumanizzante.

Le reazioni non sono tardate.

Beto O’Rourke, candidato democratico alla presidenza e sindaco di El Paso, al confine texano con il Messico, durante il suo comizio in Iowa ha sottolineato il passo avanti di Trump che fino a ora aveva descritto gli immigrati come criminali e stupratori e adesso è passato a definire loro animali e il loro arrivo «un’infestazione». Una retorica, ha aggiunto, come quella del nazismo, utile a togliere umanità al proprio target per poterlo spostare ad un livello diverso e inferiore.

O’Rourke non è stato l’unico. Politici, professori di storia, giornalisti hanno reagito alle affermazioni che non sono nuove per Trump: l’anno scorso aveva detto alla stampa che il rimpatrio degli immigrati privi di documenti è necessario perché «non ci si crede a quanto siano cattive queste persone; non sono persone, sono animali».

Il mese dopo su Twitter aveva scritto che i democratici «vogliono gli immigrati illegali, non importa quanto cattivi possano essere, per vessare e infestare il nostro Paese, come fa (la gang di Los Angeles) MS-13».

La scorsa settimana il presidente aveva deriso i richiedenti asilo che, a sua detta, sono istruiti dagli avvocati per dire che le loro vite sono a rischio, e ha definito le loro richieste «delle bufale, delle grosse e grasse truffe».