Ieri sera il megalitico entourage paramilitare di Donald Trump e consorte atterrava a Stansted – aeroporto dell’Essex, hub di Ryanair – per poi raggiungere via elicottero la residenza dell’ambasciatore Usa a Regent’s Park. È una visita di tre giorni in un paese lacerato da Brexit a dieci giorni dalle elezioni. Il terzo avvento trumpiano nell’ex madrepatria ha lo scopo principale di celebrare l’anniversario della Nato, l’alleanza militare più vasta e potente della storia, di cui oggi fanno parte ventotto stati. Che compie 70 anni e li dimostra tutti, ma è pronta a proiettarsi in una nuova dimensione da militarizzare, lo spazio, e a chiedere più fondi nei bilanci della difesa dei Paesi Ue.

L’ISOLAZIONISTA Trump l’aveva redarguita subito dopo il suo insediamento: «Pagare meno, pagare tutti», aveva detto dei costi elefantiaci militari sostenuti finora per tenere a bada il pericolo ex-rosso. Ma i tempi sono cambiati. Oggi c’è anche il pericolo “giallo” (la Cina che ci spia, peccato tenga anche in piedi il capitalismo mondiale) e ovviamente il terrorismo islamista. Gli ha fatto appena eco Emmanuel Macron, che a novembre aveva tacciato l’Alleanza atlantica di «morte cerebrale» per il ritiro americano dalla Siria senza farne parola agli altri membri con conseguente carta bianca all’offensiva anti-curda di Erdogan: boutade che serve a rafforzare la sua idea di esercito inter-europeo. Lo stesso Erdogan, che ha anche acquistato armi dalla Russia di Vladimir Putin, ha risposto a monsieur le président di controllare il suo di cervello. E si presume che sarà la diatriba franco-turca a soffiare, forte, sulle settanta candeline.

STAMANE Trump sarà ricevuto a Buckingham Palace dalla monarca e dalla famiglia Windsor: si sospetta in assenza del secondogenito Andrew, in tutt’altre faccende implicato. I reali faranno la foto d’ordinanza con i leader, pronta a essere disseminata su vari caminetti. Poi il corteo antiproiettile si dirigerà verso Downing Street, per essere ricevuto dal premier Boris Johnson, da molti considerato il suo omologo europeo, beneficiario finora di molteplici apprezzamenti boomerang da parte di Trump e ansioso di non riceverne altri.

TRUMP ATTRAVERSA la capitale colpita da un sanguinoso attacco terroristico appena venerdì e dove al momento sono in sciopero gli operatori tramviari – braccia incrociate per un mese – e i ricercatori universitari. I lavoratori del Nhs, la sanità pubblica che si teme Johnson «svenderebbe» alle aziende Usa in caso di vittoria elettorale in un ipotetico accordo commerciale stipulato post-Brexit, protesterà davanti al palazzo dopo aver manifestato da Trafalgar Square.

Su Corbyn, i Tories pregano che il presidente taccia: con la sua impopolarità in Uk alle stelle, un suo endorsement di Johnson – o peggio, un attacco al leader Labour – sarebbe un immeritato regalo al «marxista» Corbyn. Tanto che non è previsto nessun bilaterale Washington-Londra, nel momento in cui il Regno Unito rischia di fare la fine dell’aratro in mezzo alla maggese delle relazioni internazionali, in barba al vassallaggio ribattezzato Special relationship che ne ha contraddistinto il rapporto con i cugini d’oltreoceano dal 1945. Ragione in più per azzoppare i laburisti – oltre alla grande paura per il manifesto più redistributivo mai visto in Europa dal 1945 – è il cambio di passo promesso in politica estera da Corbyn: basta sudditanza agli Usa e demonizzazione di Mosca, storico leitmotiv della Nato e da cui i democratici americani sono patologicamente ossessionati. «Sotto labour la Gran Bretagna avrà nel mondo la propria voce, in fiera difesa di sicurezza, pace e giustizia», ha detto Corbyn commentando positivamente le affermazioni di Macron.

DOMANI TRUMP – perennemente sotto inchiesta, stavolta per degli intrallazzi anti-Biden di concerto con l’incorruttibile presidente ucraino che sembra finora strappare più sbadigli che altro – si dirigerà verso l’ultima destinazione, un albergo a Watford, nell’Hertfordshire, dove si terrà la cerimonia e avrà incontri bilaterali con Macron, Merkel e il segretario dell’alleanza Stoltenberg (nomen omen). Il costo dell’operazione di polizia per scarrozzarlo nelle ultime due visite nel luglio 2018 e nel giugno scorso è stato di circa 54 milioni e mezzo di sterline (circa 63 milioni di euro). E oggi arrivano in piazza anche i pacifisti.