Terremoto nel principale organo di informazione del Vaticano, L’Osservatore Romano, Lucetta Scaraffia, responsabile del mensile di approfondimento sulle tematiche di genere del quotidiano della Santa sede, Donne Chiesa Mondo, lascia, insieme al suo staff, l’inserto da lei fondato e diretto, a causa – questa la sua denuncia – del maschilismo e del clericalismo che, con la nomina tre mesi fa del nuovo direttore dell’Osservatore, Andrea Monda, si sarebbero fatti sempre più soffocanti.

In realtà, senza negare il maschilismo e il clericalismo che hanno stabile dimora in Vaticano, all’interno dei sacri palazzi si è consumato un nuovo scontro di potere, e le dimissioni di Scaraffia, che di questo scontro è stata vittima ma anche protagonista, ne sono solo l’ultimo atto.

«Non ci sono più le condizioni per continuare la nostra collaborazione con L’Osservatore Romano», si legge nella nota firmata da Scaraffia per il numero di aprile di Donne Chiesa Mondo». La nostra linea, prosegue, «non ha trovato l’appoggio della nuova direzione dell’Osservatore, indirizzata piuttosto a depotenziare Donne Chiesa Mondo, avviando collaborazioni e iniziative che appaiono concorrenziali», evidentemente non ritenendoci «interlocutori sufficientemente affidabili». E tornando, accusa Scaraffia, «alla selezione delle donne che parte dall’alto, alla scelta di collaboratrici che assicurano obbedienza», «all’autoreferenzialità clericale».

In una lettera a papa Francesco, Scaraffia rincara la dose: «Ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva». Secondo l’ormai ex direttrice di Donne Chiesa Mondo, la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stata la scelta di raccontare le vicende di «sfruttamento al quale numerose donne consacrate sono state e sono sottoposte, sia nel servizio subordinato sia nell’abuso sessuale». «Non abbiamo più potuto tacere: sarebbe stata ferita in modo grave la fiducia che tante donne avevano riposto in noi», scrive Scaraffia. I fatti in realtà furono denunciati per la prima volta quasi venti anni fa da alcuni media indipendenti (il primo fu lo statunitense National Catholic Reporter nel 2001), ma il rilanciarli sarebbe stato determinante per l’inasprimento del clima di ostilità nei confronti della redazione di Donne Chiesa Mondo.

Il direttore dell’Osservatore Romano, Monda – molto vicino al gesuita Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica – respinge però tutte le accuse in una nota diramata dalla sala stampa vaticana. «Ho garantito alla professoressa Scaraffia e al gruppo di donne della redazione totale autonomia e libertà», «astenendomi dall’interferire in qualsiasi modo sulla fattura del supplemento mensile del giornale e limitandomi a offrire il mio doveroso contributo (nel suggerimento di temi e persone da eventualmente coinvolgere) alla libera valutazione della professoressa Scaraffia e della redazione», scrive Monda, che sottolinea anche come siano state garantiti sia le risorse economiche sia la traduzione e la diffusione dell’inserto all’estero. «In nessun modo ho selezionato qualcuno, uomo o donna, con il criterio dell’obbedienza», prosegue Monda, che liquida i rilievi di aver avviato «iniziative concorrenziali» – cioè di aver affrontato tematiche di genere anche sull’Osservatore, senza lasciarle confinate nel supplemento – nella convinzione della «centralità che questi temi, proprio grazie al ruolo delle donne, hanno acquisito». In ogni caso, conclude, Donne Chiesa Mondo non chiude ma continua, «senza clericalismi di alcun genere».

C’è tuttavia una realtà che non emerge – se non fra le righe – dalla polemica pubblica. Il mensile Donne Chiesa Mondo nasce nel 2012, per volontà di papa Ratzinger e del direttore dell’Osservatore Giovanni Maria Vian. Lo guida Lucetta Scaraffia, docente di storia contemporanea alla Sapienza di Roma nonché sposata con Ernesto Galli Della Loggia, attenta alle tematiche di genere e molto dura a denunciare gli abusi subiti dalle donne nella Chiesa, ma su posizioni nettamente conservatrici su questioni bioetiche e morali: difende con forza la Humanae Vitae di Paolo VI (l’enciclica contro la contraccezione) e recensisce sull’Osservatore il libro di Costanza Miriano «Sposati e sii sottomessa» definendo «antiche e giuste» le riflessioni in esso contenute.

Una donna cattolica «affidabile» quindi, che assume un peso sempre maggiore su tutto il quotidiano diretto da Vian. Peso che invece il nuovo direttore Monda ridimensiona, lasciandole però piena e totale libertà ed autonomia nella gestione dell’inserto mensile. Evidentemente troppo poco per Scaraffia, che così decide di lasciare.
Sul caso interviene anche la Federazione nazionale della stampa italiana, che auspica che sulla vicenda «sia fatta al più presto chiarezza e non venga lasciata alcuna zona d’ombra, in linea con lo spirito introdotto da papa Francesco».