Il Normal Atlantic è sempre lì, in mezzo all’Adriatico ancora moribondo (mare forza 8) e che non vuole saperne di placarsi. A tenere a galla e a trainare lentamente verso Brindisi, dove tempo permettendo dovrebbe arrivare questa mattina alle 7 il traghetto della compagnia armatrice Visemar di Navigazione, il rimorchiatore della società Marietta Barretta, incaricata dalla Procura di Bari di occuparsi dell’operazione.Il traghetto sul quale nella notte di domenica 28 dicembre è divampato un incendio che al momento ha fatto registrare 11 vittime, viene scortato da altri due rimorchiatori della società brindisina Fratelli Barretta: il Tenax e l’Asmara.

La nave al momento dell’incidente, era nei pressi della baia di Valona, vicino all’isola di Saseno, a circa due miglia dalla costa e all’incirca a 60 dalla Puglia.
Una volta giunta nel porto di Brindisi, la Procura di Bari disporrà sulla nave un accertamento tecnico irripetibile, dal quale potrebbero emergere «eventuali altri profili di colpa».

Che rischiano di allungarsi, visto quanto sta accadendo nelle ultime ore, dopo l’appello lanciato dagli 8 Vigili del Fuoco di Brindisi, che da domenica sono a bordo del rimorchiatore della società Barretta. Ad evidenziare questa situazione di precarietà e pericolo, è stato Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato dei vigili del fuoco Conapo. I vigili del fuoco impiegati nelle operazioni di contenimento e spegnimento dell’incendio, stanno rientrando a Brindisi a bordo dei rimorchiatori: non è stato possibile infatti recuperarli a mezzo elicottero, sollecitato dal sindacato, perché considerato troppo rischioso a causa delle avverse condizioni meteoclimatiche. «Ed il rischio della missione con elicottero – si legge nel comunicato del Conapo – non appare giustificato da situazioni di pericolo dei Vigili del fuoco». «La vicenda è paradossale, i nostri soccorritori sono stati lasciati inutilmente in mare da 5 giorni e bisogna fare ogni sforzo per rimpatriarli prima possibile» afferma Brizzi. Che denuncia una delle tante vicende paradossali di questo incidente: per partecipare all’operazione infatti, è stato fatto partire dal Comando di Brindisi un numero di uomini inferiore «di quanto usualmente si impiega nell’incendio di un appartamento».
Intanto, non si è ancora risolto il mistero sul numero dei dispersi. Secondo le autorità greche del porto di Patrasso da dove l’Atlantic è partito, i dispersi non sarebbero più di 18 e non 98 come dichiarato in un primo momento dalla magistratura italiana. «Le liste in possesso delle autorità italiane risulterebbero gonfiate a causa delle presenza di nomi duplicati o trascritti più volte con grafia diversa» affermano. Un qualcosa che sarà possibile verificare a breve, in quanto proprio ieri la Guardia costiera, dopo le ultime verifiche, ha inviato al ministero degli Esteri, alla Procura di Bari e al Governo greco la lista nominativa delle 477 persone tratte in salvo. Ora, attraverso un lavoro incrociato, si potranno effettuare i riscontri con la lista di imbarco stilata dalle autorità greche e capire effettivamente quante persone siano state registrate all’imbarco.

Certo è che sono tante le cose ancora da chiarire. Ad esempio quanti mezzi fossero presenti nei locali del piano più basso e qual fosse la loro reale sistemazione, nonché l’eventuale overbooking di camion e auto, oltre a quello già accertato di passeggeri (almeno 18 quelli in più sul numero totale di persone che poteva ospitare la nave, oltre alla presunta presenza nella stiva di eventuali clandestini): su tutti questi aspetti la Procura di Bari effettuerà gli accertamenti del caso. I testimoni ascoltati nei giorni scorsi dagli investigatori hanno infatti fornito indicazioni relative alla presenza di un numero «enorme di veicoli nonché sui presunti ritardi nell’evacuazione».

Sempre quest’oggi potrebbero iniziare gli accertamenti medico-legali sulle salme delle vittime, nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari,. Soltanto quattro su nove (altri due corpi devono ancora essere recuperati) sono state formalmente riconosciute e identificate: tra le cinque non identificate, il corpo di una donna, l’unico che presenta segni di ustioni e bruciature, compatibili con lesioni da assideramento. «Avrei voluto portarli a casa tutti»: questo il pensiero del comandante del traghetto Argilio Giacomazzi, che ha parlato ieri per pochi minuti con i giornalisti. «Sono molto stanco – ha detto – e non chiamatemi eroe. I complimenti non fanno per me, non servono».

Il comandante (indagato), ascoltato a Bari dai magistrati e dal comandante della Direzione marittima, ha spiegato di avere rispettato il protocollo di sicurezza. Già oggi potrebbe essere interrogato quello che, per ora, è l’unico altro indagato, l’armatore Carlo Visentini.