“Sul progetto del Comune per la cabinovia, saranno presentati due esposti, uno alla magistratura e uno alla Corte dei Conti. La misura è colma”. Scandisce le parole William Starc, Presidente del Comitato No Ovovia che si batte contro l’idea di una funivia che colleghi Trieste al Carso alla quale sembra ormai tenere soltanto il Sindaco Roberto Dipiazza e uno stretto manipolo di suoi collaboratori. Per come stanno le cose c’è una sola certezza: la cabinovia non si può fare. Lo pretende una legge europea recepita dall’Italia in difesa delle zone verdi tutelate, in primis quelle di Natura 2000, a salvaguardia della flora e della fauna che ne fanno ecosistemi inviolabili. La Commissione europea ha aperto un’istruttoria che potrebbe anche risolversi con una procedura di infrazione e ne ha ben titolo perché la cabinovia triestina risulta finanziata dal PNRR. Soldi che vengono dall’Europa, che almeno si rispettino le norme europee.

C’è anche l’alt arrivato da Roma da un paio di mesi: nelle zone di Natura 2000 non si possono, in nessun caso, prevedere impianti a fune. E Il Comune lo sapeva ma ha continuato a negare, ha continuato a procedere, anche con anticipazioni di bilancio decisi dalla Giunta di destra, perché, pochi ma buoni, non si intende retrocedere di un passo. 

“Sono tranquillissimo” ha dichiarato il sindaco Roberto Dipiazza “dal 26 settembre cambia il Governo e vedrete che la cabinovia si farà” quasi che dopo quella fatidica data saltassero tutte le norme e l’Europa non esistesse più. Sono due anni che Dipiazza fornisce ai cittadini rendering immaginifici ma non risponde mai a tono alle critiche che vengono mosse al suo progetto. Fino a qualche giorno fa, quando ha abbozzato un bel parco urbano intorno a una delle stazioni disegnate da Fuksas come a voler compensare i 1.100 alberi che dovranno essere abbattuti lungo il tracciato della cabinovia. Alberi in micro aiuole tra le pietre, da sostituire se crescono troppo e disturbano la cabinovia, in cambio di un bosco secolare tutelato. Ma arbusti, alberi, panchine, sono immaginati intorno a stazioni con la firma di un archistar e basta questo perché il sindaco mostri la faccia felice. E via così. Se si potesse scherzare sulle “strane” risposte venute dal Comune, l’elenco sarebbe lungo e si avrebbe la netta impressione di stare alle comiche. Ma la cosa è drammaticamente seria.

C’è un dossier, denso e documentato, che il Comitato No Ovovia ha portato a Roma, c’è un’interrogazione parlamentare che giace da marzo sul tavolo del ministro Giovannini, c’è ora anche l’apertura dell’istruttoria in sede europea. C’è stato il tentativo di andare ad un referendum cittadino, bloccato con scuse risibili, ci sono state migliaia di persone in piazza dietro le bandiere del Comitato, tutta l’opposizione in Consiglio comunale è consapevole che occorra impedire l’obbrobrio ma il Sindaco va per la sua strada, in Consiglio non se ne parla, se si tratta di stanziare fondi basta la Giunta.

“La pazienza è finita” dichiara seccamente Maurizio Fermeglia, Presidente WWF e già Rettore dell’Università di Trieste “sono soldi nostri, di noi cittadini, che non si potevano e non si possono spendere”. Con lui tutto il Comitato No Ovovia: “Abbiamo un grande rispetto per le Istituzioni, le nostre sono state sempre critiche che miravano a far emergere criticità e contraddizioni” ricorda il Presidente del Comitato William Starc “Abbiamo proposto soluzioni alternative, davvero utili per la mobilità cittadina ma non c’è mai stato ascolto.” Anche Elena Declich, rappresentante dei residenti: “Mi rivolgo ancora una volta al sindaco: cambiare idea non è segno di debolezza ma di intelligenza, di versatilità intellettuale. Trovi il coraggio di cambiare idea, converga su un progetto che sia fonte di sviluppo e non di debito per i prossimi anni”. Comunque, ci si vede in Tribunale.