Non era una sfida dichiarata, ma il confronto a distanza tra le sardine e Giorgia Meloni ha mostrato in maniera piuttosto chiara che, ad Ancona, le prime hanno una capacità di mobilitazione molto maggiore della seconda. In piazza del Papa, infatti, la manifestazione ha fatto registrare il pieno (almeno tremila i presenti), mentre la leader di Fratelli d’Italia è riuscita a riempire il ridotto del teatro delle Muse (poche centinaia di posti) soltanto grazie alla presenza di militanti e volti noti venuti da fuori, cooptati per l’occasione.

Segnali da una regione che a primavera sceglierà il suo nuovo governatore, con il centrosinistra ritenuto universalmente in difficoltà e il centrodestra che sogna di fare il colpaccio. Tra l’altro, secondo il copione stilato a Roma dai leader della destra, da queste parti il candidato sarà proprio di FdI (probabilmente il deputato Francesco Acquaroli, un po’ in calo le quotazioni dell’ex sindaco di Ascoli Guido Castelli).

Le sardine, comunque, si erano autoconvocate ad Ancona qualche settimana fa, ricevendo anche il plauso della sindaca Valeria Mancinelli. «In una città di mare potevano mancare le sardine – si legge sul suo profilo Facebook – È una gioia la loro presenza nella nostra città. Quando i cittadini si ritrovano nelle piazze per partecipare e dire la loro è segno di vitalità, un giacimento di risorse per la buona politica. Non intendo metterci il cappello né scambiare i ruoli, chi ha scelto liberamente di fare politica e di amministrare la cosa pubblica deve trasformare in energia positiva e battaglia politica queste sollecitazioni. Le sardine sono il vivaio, la linfa per la buona politica e ci chiedono di svolgere meglio il nostro servizio alla comunità».

Ieri pomeriggio in piazza del Papa, dalle diciotto in poi, materialmente non si entrava più e a stento si riusciva a muoversi sotto alle luci di Natale che pendevano dai palazzi: «Le Marche ‘n se Lega» era lo slogan della manifestazione, con tanto di sagome di cartone a forma di sardina, cartelli (notevole quello con scritto «No Pasdaran»), «Bella ciao» cantata a squarcia gola da tutte e tutti, la sensazione di star costruendo del senso comune, cioè di stare occupando spazi del dibattito pubblico con argomenti contrari rispetto a quelli della destra demagogica e razzista che sembra dilagare nel paese.

«Noi non abbocchiamo – spiega Marta, vent’anni appena, studentessa universitaria a Macerata -, vogliamo dire a tutti che il razzismo e la demagogia di Salvini non rappresentano l’Italia né tantomeno la nostra generazione. Parliamo di un politico che ha governato per oltre un anno e non mi sembra abbia fatto la rivoluzione, anzi ha decisamente peggiorato le cose».
Le persone presenti erano di tutte le età, ma bastava la selezione musicale sparata dalle casse per capire che è avvenuto un cambio generazionale in piazza. Ai ragazzi e alle ragazze poco interessa delle vecchie menate e delle divisioni storiche tra capi e capetti della sinistra: l’importante era riempire la piazza per far presente che non è vero che il popolo sta con Salvini e affini. Questa è la forza della piazza delle sardine ad Ancona, ma è forse anche il suo limite: il centrosinistra marchigiano, negli ultimi cinque anni, ha deluso molti su due temi cruciali come il terremoto e la riforma della sanità, una svolta politica reale non sembra essere all’orizzonte e, piazze piene o no, è chiaro che il centrodestra parte da favorito per le prossime regionali. I mesi a disposizione per ribaltare la situazione non sono moltissimi, ma la piazza di ieri ad Ancona sicuramente è un punto di partenza.