All’origine di Non sono un assassino c’è l’omonimo romanzo di Francesco Caringella, ufficiale di marina, commissario di polizia, magistrato penale e consigliere di stato. Andrea Zaccariello ha preso l’apprezzato romanzo e lo ha sceneggiato e diretto. Storia di segreti, dissimulazioni e menzogne che vedono un vicequestore accusato di essere l’assassino di un giudice, un tempo suo grande amico. E l’imputato si affida per la difesa a un altro vecchio amico piuttosto male in arnese con passione per il bicchiere di Rosso Antico.

UN GIALLO, classico. Se non fosse che, forse nel tentativo di rifarsi a Sergio Leone, il film procede a singhiozzi. I tre personaggi principali si conoscono da sempre, questo diventa pretesto per un continuo avanti e indré temporale che diventa stucchevole. Il racconto si frantuma e non funziona più. Inoltre ci sono scelte bizzarre che si insinuano, dall’improbabile accento del pm Claudia Gerini alla grottesca figura stalkerizzata che deve interpretare Silvia D’Amico.
Anche i tre protagonisti sembrano prestati a una storia che non appartiene loro. Riccardo Scamarcio è l’anima nera, Alessio Boni il giudice morto, Edoardo Pesce l’avvocato smarrito. Originale quanto un telefilm giallo in onda ovunque.