Quasi tre milioni di lavratori in Europa hanno salari talmente bassi da non potersi permettere il riscaldamento nelle proprie bitazioni. La denuncia arriva dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces) che ha analizzato i dati si salari nel vechio continente. Secondo le stime del sindacato l’Italia è tra i paesi con la percentuale più alta di lavoratori poveri che non possono permettersi il riscaldamento. Sono il 26,1%, a salire troviamo la Grecia, con il 28,7%, il Portogallo, con il 30,6%, la Lituania, con il 34,5%, la Bulgaria, con il 42,8% e Cipro con il 45,6%.

«Il primo giorno d’autunno e con l’arrivo dell’inverno – è scritto in una nota della Ces -, il 15% dei lavoratori poveri in Europa non sarà in grado di accendere il riscaldamento, pari a 2.713.578 persone in tutta Europa. Questa situazione è peggiorata in 10 Stati membri dell’Ue nell’ultimo decennio e ora l’aumento dei prezzi dell’elettricità in tutta Europa rischia di far sprofondare ancora più lavoratori nella povertà energetica».

L’Italia figura anche tra i paesi con il più alto aumento in percentuale di lavoratori poveri che non possono permettersi il riscaldamento dal 2009. L’incremento è del 5,2%, contro il 6% della Spagna, il 7,8% della Slovacchia, il 7,9% della Lituania, il 10 di Cipro, il 16,6% della Croazia.
«Gli aumenti dei prezzi dell’energia rendono ancora più urgente un’azione forte dell’Ue sui salari – si legge nella nota -. I sindacati chiedono al Parlamento europeo di proteggere i lavoratori dalla povertà energetica introducendo una ‘soglia di decenza’ nel progetto di direttiva Ue sui salari minimi che assicuri che i salari minimi legali garantiscano un tenore di vita dignitoso e non possano mai essere pagati a meno oltre il 60% della retribuzione mediana e il 50% della retribuzione media di qualsiasi Stato membro.

«Attualmente 20 Stati membri dell’Ue hanno salari minimi legali al di sotto di questo livello e la bozza di direttiva dell’Ue sui salari minimi non cambierebbe questa situazione così com’è. Sono inoltre necessarie modifiche per aumentare il numero di lavoratori coperti dalla contrattazione collettiva in tutta Europa come il modo migliore per ottenere una retribuzione veramente equa», si legge ancora nella nota.