Anticipato da Trame Capitale, meeting di «interviste con le storie» in giro per le scuole romane di periferia, Trame, il festival dei libri sulle mafie, sbarca nella sede natìa per la settima edizione da oggi al 25 giugno. Lamezia, adagiata su una piana e incastonata tra due mari, si presenta come città ricca e florida. Per questo le ‘ndrine ci hanno sempre messo gli occhi addosso. Stando agli atti, Lamezia è una città di ‘ndrangheta. Mai nessun luogo di tali dimensioni, 70mila abitanti, è stato sciolto per due volte per infiltrazioni mafiose. Accadde nel 1991 e nel 2002. Alla vigilia del festival dell’antimafia letteraria, la scena parrebbe ripetersi.

Il prefetto di Catanzaro Luisa Latella, su delega del Viminale, «ha disposto l’accesso agli atti, nominando apposita commissione». E’ l’anticamera dello scioglimento. La nomina arriva dopo l’operazione Crisalide contro i Cerra-Torcasio che vede indagati il vicepresidente del consiglio comunale, Giuseppe Paladino (che si è dimesso) e il consigliere Pasqualino Ruberto, già sospeso dalla carica per il coinvolgimento nell’operazione Robin Hood. I risvolti di Crisalide avevano anche portato alle dimissioni della consigliera Maria Lucia Raso. Cessato il mandato di Gianni Speranza (Si), il sindaco della

«primavera lametina» dal 2005 al 2015, alla guida del comune è arrivato Paolo Mascaro di Forza Italia. Quando era presidente della locale squadra di calcio, la Vigor Lamezia, partecipò il 27 gennaio 2015 a un funerale nello stadio in onore di Mimmo Gigliotti, imprenditore edile e capotifoso, ucciso sotto casa e bruciato all’interno della sua auto. Il nome di Gigliotti, detto Capellone, è emerso nei verbali dei collaboratori di giustizia Angelo Torcasio e Battista Cosentino che lo indicano come un soggetto intraneo ai Giampà. Il presidente del consiglio comunale, Francesco De Sarro (Udc) ieri si è dimesso. Un passo indietro che aleggiava da tempo. Il padre del giovane consigliere, Luigi De Sarro, è a processo con l’accusa di compravendita dei voti per il figlio, primo degli eletti con 934 voti. Anche il vicepresidente del consiglio, come detto, è nei guai. Giuseppe Paladino, eletto all’opposizione e poi passato in maggioranza, è accusato di essersi recato, insieme al padre, a casa di Antonio Miceli che gli inquirenti della Dda di Catanzaro identificano come il presunto reggente dei Torcasio. I Paladino, a caccia di voti, sarebbero andati fin dentro il «fortino» dei Torcasio. Miceli, per conto di Paladino, avrebbe organizzato persino l’affissione dei manifesti elettorali.

Malgrado questa cappa, le piazze e chiostri storici lametini si apprestano da oggi ad ospitare scrittori, politici, giornalisti, magistrati, avvocati e attori nella kermesse diretta da Gaetano Savatteri. Il titolo di Trame 7 è: «Io non ho paura».
«Partecipare a Trame è un modo per vedere i volti di quei tantissimi che hanno il coraggio di credere nella cultura contro ogni intimidazione. Si tratta di quel pezzo di società che si ribella senza paura alla sopraffazione mafiosa». E a chi gli chiede se ci sia imbarazzo a organizzare una festival antimafia mentre al comune si è insediata la commissione d’accesso, Savatteri risponde: «Proprio per questo Lamezia è il posto giusto al momento giusto. Non sappiamo come finirà questa vicenda giudiziaria ma è la conferma che la mafia si annida in tutti i gangli della società persino negli aeroporti, come pare sia avvenuto qui a Lamezia. Tuttavia il fatto che proprio Lamezia sia stata sciolta per due volte per infiltrazioni e che ci sia in questo momento una commissione di accesso è il segnale di una capacità di reazione dello Stato. Quest’anno avremo Pietro Grasso, Nicola Gratteri, Gaetano Bombardieri. Insomma, proviamo a raccontare la lotta dello Stato contro l’antistato sebbene ci occupiamo di cultura e non di attività investigativa. Nessun imbarazzo, comunque, a stare a Lamezia, altrimenti dovremmo andarcene su un’isola deserta a parlare di mafie. Ma sarebbe una resa».