C’è di che essere seriamente rammaricati e arrabbiati per il risultato della votazione sulla nuova PAC, a cui i Parlamentari italiani hanno dato supporto anche per la pressione esercitata dal governo. Quest’ultimo, tramite il Mipaaf, ha fino ad ora espresso posizioni di retroguardia sul Farm to Fork, rimanendo anche uno dei pochi Paesi che non ha avuto la capacità di scrivere il Piano strategico Nazionale.

Questa riforma, come tutte le precedenti, parte da documenti di ampio respiro con aperture al cambiamento, l’attenzione alla sostenibilità del modello agricolo e l’esigenza di contrastare i cambiamenti climatici, per poi cancellare tutto impegnando quasi il 32% del bilancio dell’Uu per non cambiare nulla.
La questione è poi oltremodo più grave perché tutta la discussione era partita da una consultazione dei cittadini europei che avevano risposto in massa e con una partecipazione significativa dell’Italia che si posizionava numericamente dopo la Germania e quasi al pari della Francia.

Quindi era molto chiaro l’orientamento dei cittadini europei. Peccato che si è votato per l’esatto contrario. Per non parlare dell’appello dei 3600 scienziati che hanno chiesto una PAC indirizzata alla sostenibilità, e che è stato totalmente ignorato. E così a decidere sull’agricoltura, e quindi sull’utilizzo di un terzo del bilancio UE per definire quale cibo, quale ambiente, quale salute, quale biodiversità, è un manipolo di lobbies, mentre i cittadini rimangono esclusi dalle decisioni che li riguardano. Quasi nessuno dei parlamentari, a cui ho scritto, si è voluto confrontare con le posizioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura, né tantomento con le associazioni del biologico.

I tanti agricoltori che in assenza di politiche agricole favorevoli, ricerca, consulenza e scuola, hanno portato l’agricoltura biologica italiana al primo posto in Europa si sentono traditi. Come si sentono traditi tutti quei consumatori (non pochi) che hanno espresso talmente tanto apprezzamento verso questo settore da portare i consumi a crescere in modo inversamente proporzionale al convenzionale.

Ci sentiamo tutti traditi perché dai nostri europarlamentari di riferimento, rappresentanti del Paese leader nelle produzioni biologiche in Europa, ci saremmo aspettati un segnale di svolta per frenare il declino ambientale e favorire il contrasto ai cambiamenti climatici. Invece scopriamo che la maggioranza di loro (non tutti per fortuna) ha scelto di bloccare il 60% dei fondi per gli aiuti diretti, cancellando gli obiettivi e i premi a risultato e le differenze tra modelli agricoli e affermando così il principio che l’agricoltura è tutta uguale. Ma non è affatto così. Usare pesticidi o non farlo non è la stessa cosa, così come fornire ai consumatori prodotti con o senza residui. Allevare al pascolo o concentrare gli animali in spazi angusti e ristretti non produce lo stesso benessere, non produce lo stesso risultato in termini di emissioni e neanche in termini di salute di chi quei prodotti li consuma.

Ci rimane solo la speranza che la Commissione cancelli lo scempio fatto, visto che con la blindatura dei Governi è venuta meno la democrazia parlamentare.