Tra un mese, il giorno prima del primo maggio, a 1880 «navigator» scadrà il contratto di collaborazione a progetto e saranno licenziati. Per il governo Draghi questo può diventare un grande problema. Nel decantato «piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr) c’è una voce rilevante. È la «Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori” (da qui l’acronimo enfatico di “Gol”) per i percettori del “reddito di cittadinanza”, per i lavoratori in cassa integrazione e il “sistema duale” per i giovani tra i 15 e i 25 anni. Un fondo da oltre 4 miliardi di euro che dovrebbe finanziare le «politiche attive del lavoro». Senza i «navigator», quasi il 20% degli addetti che seguono queste politiche con gli 8 mila dei centri per l’impiego, il progetto del governo rischia di sfumare. E la Commissione Europea potrebbe anche ritirare i fondi.

IL PARADOSSO è tornato di attualità ieri perché l’associazione dei navigator AN.NA. insieme ai sindacati Felsa Cisl, Nidil Cgil e UilTemp sono tornati a manifestare in via Molise a Roma. Hanno chiesto la stabilizzazione dopo avere lavorato per mesi e mesi su una misura diventata oggetto di polemiche infinite e simbolo di un approccio neoliberale al lavoro che, almeno sulla carta della legge varata nel 2019 in vista delle elezioni europee, prevede diverse e problematiche misure di Workfare.

DURANTE LA PROTESTA ieri è stato esposto un montaggio fotografico dove un augusto presidente del consiglio Mario Draghi mette al collo del ministro del lavoro Andrea Orlando una medaglia per il migliore ministro della disoccupazione. L’ironia dei manifestati ha colto il problema: dopo la pandemia e i contraccolpi del caro bollette e della guerra russa in Ucraina, il licenziamento dei navigator. Orlando è sembrato consapevole del cortocircuito che verrebbe a crearsi e, a un certo punto, ha raggiunto i manifestanti. Nei capannelli ha annunciato la convocazione di un tavolo con i sindacati e con il ministro della funzione pubblica Renato Brunetta «entro 72 ore». Dopo avere rinviato per mesi la soluzione a uno dei problemi più paradossali delle claudicanti politiche del lavoro in Italia – precari che dovrebbero collocare altri precari e per di più poveri e disoccupati – ora il tempo sembra arrivato. Tuttavia, nella maxi-maggioranza divisa e tormentata, sono in pochi a volere affrontare in maniera strutturale il problema.

«LA PAROLA “navigator” è stata per noi un fardello e uno stigma politico. Vogliamo liberarcene il prima possibile. Noi siamo tecnici dei servizi per il lavoro, non siamo legati a nessun partito. E vogliamo una soluzione strutturale» sostiene Matteo Diomedi, presidente dell’Associazione nazionale An, Na. La soluzione prefigurata in questi mesi, cioè l’assunzione nei centri per l’impiego tramite concorsi regionali, è stata respinta. «È uno specchietto per le allodole – spiega Diomedi- Il 70% delle regioni non ha ancora usato i soldi erogati due anni e mezzo fa. E i concorsi sono stati fatti a macchia di leopardo. Le regioni non sono disposte a usare fondi per assumere personale che non hanno scelto loro. Noi chiediamo invece la stabilizzazione a livello centrale, presso l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) o il ministero del lavoro».

«NON C’È PIÙ TEMPO: vanno trovate soluzioni» sostiene Nidil Cgil. «Dev’essere logica e razionale» ha detto Pierpaolo Bombardieri (Uil) secondo il quale ai manifestanti sarebbe stato impedito «di recarsi in corteo verso l’ingresso principale del Ministero per esprimere il loro forte dissenso contro il rischio dei licenziamenti, a partire dal prossimo primo maggio».