Emma Tricca vive facendo la spola tra Londra e l’Italia, ma da parecchi anni prende spesso l’aereo per New York, dove ha trovato una nuova famiglia musicale. Per il suo quarto album, Aspirin Sun (uscito il 7 aprile per Bella Union, l’etichetta dell’ex Cocteau Twins Simon Raymonde), ritrova gli stessi musicisti del precedente: Jason Victor dei Dream Syndicate alla chitarra, Steve Shelley dei Sonic Youth alla batteria e Pete Galub al basso, stessa formazione con cui terrà un mini tour italiano a partire da stasera 12 aprile all’Angelo Mai di Roma, poi il 14 a Bologna nell’ambito del Siren Festival e il 15 all’Auditorium Biblioteca Comunale di Buja (Udine). Otto canzoni che abbracciano una forma più aperta e sperimentale

INEVITABILMENTE il senso di movimento pervade le nuove canzoni, che abbracciano una forma più aperta e sperimentale, un fluire come di maree, uno srotolarsi di onde placide che sottendono correnti profonde: attraversare tunnel e oceani, atterrare in nuovi mondi, ritrovare la luce o semplicemente la propria strada. Aspirin Sun è quel sole che nel cielo abbaglia perfettamente sferico, proprio come una pasticca di acido acetilsalicilico, ma con una effervescenza smerlata lungo il bordo che gli dà un’aura psichedelica. Il disco esprime quel tipo di cielo, ma anche la natura scombussolante del lutto, il sentirsi sovraesposti come una palla ardente di gas e luce.

È L’ATMOSFERA quindi che rende il disco quasi un concept, e anche se due canzoni non fanno un tema, è significativo che nel titolo due brani facciano riferimento alla «casa»: Christodora House (un edificio storico di New York e un quadro dipinto da un prozio di Tricca) e Rubens House, iniziata ad Anversa nella casa museo del pittore, mentre Tricca era in tour con Nick Mason dei Pink Floyd. Una casa che può non coincidere con un luogo fisso, familiare in senso stretto, ma piuttosto con una dimensione spirituale, un’umanità in divenire espressa dall’universo delle proprie canzoni. Space and Time e Through the poet’s eyes in particolare fanno pensare a Parallelograms, il capolavoro della cantautrice di folk psichedelico Linda Perhacs. Dal 1970 a oggi, nel tempo che una pastiglia bianca impiega a creare effervescenze esistenziali in un limpido bicchiere d’acqua.