Sì, è chiaro: il sindaco di Roma, Ignazio Marino, a Filadelfia non è andato su invito diretto del Santo Padre. Ma di uno dei suoi figli più vicini: l’arcivescovo Charles Joseph Chaput, responsabile dell’arcidiocesi che ha organizzato l’Incontro mondiale delle famiglie.

«Your excellency, I look forward to welcoming you to the Archdiocese of Philadelphia when you attend the World Meeting of Families. May God give you peace and every blessing. Sincerely and gratefully yours in Christ, Most Reverend Charles J.Chaput, Archbishop of Philadelphia». La lettera inviata il 29 luglio 2015 è stata mostrata ieri dal capo del cerimoniale del sindaco di Roma, Francesco Piazza, nel giorno in cui il divorzio tra il “professatosi cattolico” primo cittadino della capitale d’Italia e il Vaticano sembra aver intrapreso la via breve.

Con un corsivo non firmato e non proprio in punta di penna dal titolo «Marino pensi a ciò che deve (o non deve) dire e fare lui», infatti, il quotidiano della Cei Avvenire attacca frontalmente, come mai prima, il sindaco, accusandolo di aver «parlato e straparlato» di Bergoglio e di essere «caduto in una certa confusione circa il ruolo che occupa».

La giornata non è certamente tra le più fortunate, per il “marziano” dem: la città bloccata dal maltempo e dallo sciopero degli autisti, la promessa di due giorni di astensione dal lavoro dei netturbini dell’Ama, il montare delle polemiche sui costi della trasferta statunitense (pubblicati poi in serata sul sito del comune), e ci mancava pure l’assessore ai Trasporti, Stefano Esposito, che, pur scusandosi ieri, il giorno prima si è lasciato sfuggire una bestemmia in Aula Giulio Cesare.

Un «clima molto difficile», come lo ha definito con ottimismo il vicesindaco Marco Causi, che ha costretto infine l’ufficio stampa del Campidoglio a smentire il prossimo viaggio di Marino a New York. «Nessuno ha mai detto che sarà il sindaco a rappresentare Roma Capitale al 128esimo galà annuale della Camera di Commercio italoamericana, in programma il prossimo 6 novembre». «Si tratta di un appuntamento importante – recita la nota del Comune – per le realtà economiche statunitensi come per imprese italiane che operano su quel territorio. Per questo il Campidoglio sarà presente, rappresentato da una figura istituzionale che nei prossimi giorni il sindaco indicherà».

Ma «l’ultimo dei nemici che Marino si è fatto, che poi è il più grosso» – per usare le parole di don Aldo Antonelli, il «prete scomodo e rosso» coordinatore di Libera per la provincia dell’Aquila, che ieri ha difeso Marino dall’attacco tutto politico del Vaticano – si è espresso anche sulle colonne dell’Avvenire. Il quotidiano dei vescovi stigmatizza infatti le parole del sindaco – «Se fossi stato io il Papa non avrei risposto alle domande del giornalista sulla mia trasferta a Filadelfia» – pronunciate giovedì davanti alle telecamere di Unomattina. «Sarebbe meglio che Marino si preoccupasse di che cosa fare (o non fare) e che cosa dire (o non dire) come sindaco di Roma, piuttosto che pensare a come si dovrebbe regolare il Papa di fronte ad una domanda postagli in una conferenza stampa ufficiale – è l’affondo del giornale – L’urgenza di un’efficace dedizione di Marino all’incarico che ha chiesto e ottenuto dagli elettori è ben chiara a tutti i cittadini, romani e non solo».

Al contrario dell’ex sindaco Francesco Rutelli (sconfitto nel 2008 da Gianni Alemanno), che nelle ultime settimane è l’ospite d’onore di tutte le tribune anti Marino, «il piccolo sindaco di Roma – afferma don Aldo Antonelli – si è messo contro un gigante contro il quale nessuno aveva mai osato mettersi». Come? «Da politico – ricorda il prete di Antrosano – Marino si batté con coraggio a favore del referendum sulla procreazione medicalmente assistita eterologa. In seguito, poco dopo il suo insediamento, istituì il registro comunale per le unioni civili, uno dei pochissimi riconoscimenti della dignità delle coppie gay. Non contento, Marino ha poi nel giugno scorso apertamente patrocinato il Gay Pride a Roma. Va ricordato in proposito che, nel 2000, l’allora sindaco Rutelli patrocinò dapprima il Gay Pride, ma fu costretto poco prima della giornata a ritirare il patrocinio. Marino non solo non ha ritirato il patrocinio, ma si è persino messo in testa al corteo, il 13 giugno scorso».