Se il business dell’edilizia fa gola a notabili locali e a investitori esteri, le aziende di Stato non sono da meno.

Lavorano sodo; come i tribunali, incaricati di fare pulizia con chi si approfitta della sua posizione pubblica per arricchirsi in modo illecito. Sarebbe questo il caso del maxiprocesso appena conclusosi nelle aule della Procura del Popolo di Hanoi con una seria di altre code giudiziarie.

Vicende che, alla fine, hanno visto alla sbarra oltre una ventina di imputati, tra cui il supermanager Trinh Xuan Thanh che ha visto i giudici chiedere per lui addirittura due condanne all’ergastolo. Il primo processo riguardava Petrovietnam Construction, di cui Thanh era a capo. La sussidiaria di Petrovietnam, colosso statale dell’energia (il cui ex manager Dinh La Thang si è beccato 13 anni), è stata al centro di uno scandalo sulle perdite della società per milioni di dollari avvenute durante la gestione di Thanh. Condannato all’ergastolo, Thanh è tornato alla sbarra dopo qualche giorno per un caso che riguarda un’altra sussidiaria di Petroveitanm, laPV Power Land: al centro dell’inchiesta, una vendita di azioni a un prezzo più basso del loro valore, che avrebbe fruttato a lui e ad altri collusi alcuni milioni di dollari di illecito guadagno. Thanh, che era scappato a Berlino quando le indagini sono iniziate e che è stato arrestato in maniera rocambolesca da agenti vietnamiti che l’anno imbarcato in tutta fretta su un aereo beffando le autorità tedesche, sarebbe dunque uno dei pesci grossi catturati con la nuova campagna anticorruzione lanciata dal partito e assai simile alla sua omologa cinese.

Ma, come in Cina, qualche dubbio merita di essere sollevato. Il primo riguarda la rapidità con cui i processi si sono conclusi e che non sembrano aver lasciato troppo spazio alla difesa. La seconda riguarda il fatto che Thanh è legato a ex personaggi chiave del regime ora in disgrazia. Era infatti in combutta con il suo capo alla Petrovietnam, Dinh La Thang, già segretario del Comitato del Partito comunista di Ho Chi Minh City, ex ministro dei trasporti e addirittura membro del Politburo ma anche vicino all’ex premier Nguyen Tan Dung. Non riconfermato all’ultimo Congresso e ormai in disgrazia. Colpirne uno (o due) per educarne cento, come raccomandava il presidente Mao, o colpire nel mucchio l’ala da emarginare?