Diverse sono le storie di architetti che identificano la loro opera con una città. Salvatore Bisogni, «napoletano, comunista, nipote di scalpellino», stando al lesto ritratto che ne diede Gregotti, è tra questi. Elesse Napoli, dove nacque nel 1932 e dove è morto lo scorso anno, a città privilegiata della sua riflessione critica, anche se a differenza di altri, non ha costruito lì poi molto. Ciò nonostante, da architetto-professore con i suoi studenti dell’università Federico II, svolse nel capoluogo partenopeo una prolungata attività progettuale che adesso, mentre si ordina il suo sostanzioso archivio donato all’Iuav di Venezia, trova un’approfondita indagine nel...