Gli ultimi dodici mesi segnano un cambiamento profondo «nel cuore delle persone, sono stati sdoganati cattivi sentimenti, cattive politiche come il decreto Sicurezza, di cui iniziamo a misurare gli effetti, e si stanno moltiplicando i costruttori di muri, e in questo contesto – spiega Miriam Giovanzana – sono curiosa di capire il clima che si respirerà dentro Fa’ la cosa giusta! 2019».

La fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che si tiene a Fiera Milano City da venerdì 8 a domenica 10 marzo, è arrivata alla sedicesima edizione. «Da quand’è nato, il M5S è sempre stato fuori dalla fiera a raccogliere firme per le sue iniziative, questo è un luogo d’incontro in cui l’accento è messo sulla fiducia e non sulla paura, e spero che questa visione resista, ne sono fiduciosa», sottolinea Giovanzana, che guida Terre di Mezzo, il soggetto che dal 2004 organizza Fa’ la cosa giusta!.

QUEST’ANNO LA MOSTRA MERCATO occupa un’area di 32mila metri quadrati, con 10 aree tematiche e alcune sezioni speciali. Dall’Abitare Green alla Cosmesi naturale e biologica, passando per il Pianeta dei piccoli e lo Street Food; dall’Economia circolare allo Spazio donna.

Al cuore della fiera ci sono i 450 incontri del programma culturale, «un momento per respirare insieme buone idee, e costruire fiducia reciproca» spiega Giovanzana. Dopo il successo del 2018 (91mila visitatori, il 30 per cento in più dell’anno precedente) Terre di Mezzo ha deciso di confermare l’ingreso gratuito: «È una scommessa. Ci ha convinto constatare che nel 2018 sono entrate molte persone nuove. Uno dei nostri obiettivi, fin dall’inizio, era quello di poter contaminare la società, e credo che senza barriere all’ingressosi possa facilitare la partecipazione» aggiunge Giovanzana. Nel 2019, il filo rosso che corre in fiera è il tema delle intolleranze. E non poteva essere altrimenti, osservando i cambiamenti in Italia e nel mondo (con le politiche del presidente USA Trump), e in vista delle elezioni europee che potrebbero portare a Bruxelles un gran numero di «sovranisti», di conservatori e razzisti.

NON C’È SOLO IL TEMA DELL’ACCOGLIENZA e dei migranti, però: una sezione dell’area «Mangia come parli» (cibo di qualità da filiere corte e locali, in larga parte biologiche) è dedicata alle intolleranze alimentari, che rappresentano una forma di patologia che nel nostro Paese coinvolge milioni di persone, causando grandissime sofferenze non solo su chi ne è colpito ma anche sulle famiglie e sulle società. «Siamo andati alla ricerca di produttori che interpretano il tema delle intolleranze alimentari leggendone le cause, e quindi che rispondano a partire dalla qualità del cibo, che si declina nel rispetto dell’ambiente e delle relazioni sociali.

UN PARALLELO CHE VEDIAMO, col tema della migrazioni, è la necessità di leggere le cause» spiega Giovanzana, e ammette come non è stato facile – nel 2019 – trovare chi provi ad affrontare questa forma di intolleranze andando oltre lo stereotipo del «senza», che sia senza glutine o altri allergeni. La ricerca delle cause e soluzioni sostenibili sarebbe una risposta possibile anche di fronte all’emergere di fenomeni di intolleranza di tipo sociale. «La preparazione di un’edizione della fiera dura quasi un anno. Negli ultimi mesi abbiamo visto erodersi un vero patrimonio di convivenza civile e abbiamo deciso di rispondere», racconta Giovanzana.

L’INCONTRO PIÙ IMPORTANTE della fiera, «Uomo in mare: storie e diritti (negati) dei migranti nel mediterraneo» (è in programma sabato 9 marzo alle 18) vedrà l’intervento di Cristina Cattaneo, medico legale impegnata da anni a dare un nome alle vittime del mediterraneo, un gesto di minima umanità, fondamentale per restituire loro l’identità negata e permettere alle famiglie di poter elaborare il lutto, di Giorgia Linardi, portavoce della Ong Sea Watch, che svolge attività di ricerca e salvataggio nel mediterraneo centrale, e di Alessandra Sciurba di Mediterranea saving humans.

UNA DELLE DUE SALE CONVEGNI, inoltre, è dedicata a Teresa Sarti Strada, la moglie di Gino, fondatrice e presidente di Emergency, morta nel settembre 2009, dieci anni fa: «Ricordarci di queste persone vuole dire tenere vivo un orizzonte che avremmo voluto costruire, e che invece di avvicinarsi oggi si allontana. È importante fare memoria, perché tutto si tiene, dalle montagne italiane che si spopolano (in fiera c’è una sezione speciale dedicata ai territori resistenti, ndr) ai porti che si popolano di migranti, al mare di morti evitabili» spiega Miriam Giovanzana.

PER AIUTARE A LEGGERE QUESTA COMPLESSITÀ, ma anche a cercare soluzioni, per la prima volta a Fa’ la cosa giusta! nel 2019 ci sarà un «salotto buono», uno spazio coordinato dal Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia) per incontrare le famiglie che hanno accolto un rifugiato, e in particolare i minori non accompagnati, scoprire le difficoltà ma anche il valore che questo modello d’accoglienza ha per tutta la comunità. Saranno presenti numerose esperienze, da quelle coordinate dal comune di Milano a Welcome refugees. Il modello è semplice: le famiglie condividono il proprio vissuto e le competenze maturate. Una forma di scambio, ma senza mercato. «Di fronte all’intolleranza, rispondiamo con l’accoglienza, l’unica strada su cui continuare» conclude Giovanzana. Ostinatalmente alla ricerca di un mondo migliore.