Una nebbia fine avvolge il palco, sei danzatori costretti in una tuta nera, le mani bloccate ai due angoli di un panno fissato alla vita, che reggeranno per tutta la durata dell’atto, la luce dall’alto che li mette in ombra o ne sottolinea i profili. La musica del compositore Xiao He, archi e percussioni su un tappeto elettronico, ipnotica e ossessiva. Le colonne vertebrali si spezzano in movimenti bruschi, le gambe si piegano e si tengono, il capo oscilla, le braccia sempre bloccate ai lati. È la coreografia 6, presentata insieme a 9, parte della serie numerica ideata dal coreografo cinese Tao Ye per la sua compagnia Tao Dance Theatre, andate in scena al Napoli teatro festival Italia. Nessuna armonia di movimenti simultanei, ma un reagire a luci e ritmi di ogni singolo danzatore sul palco, prima bloccati sul proprio baricentro e poi lungo movimenti di linee rette. In 9 le luci si aprono a illuminare l’intera scena, le braccia si liberano e i corpi si sciolgono, la musica si apre in un flusso armonico. Lo spazio viene interamente occupato dallo scorrere dei movimenti, ogni danzatore comunque interprete della sua propria espressività.

DALLA SCENA internazionale a quella partenopea, Wanda Marasco ha scritto e portato in scena al Ntfi Giulietta e le altre, rilettura dei personaggi di Giulietta, Medea, Nora, Antigone e Filumena Marturano. Un percorso lungo il filo della violenza e delle molteplici morti come rottura verso il cambiamento. Marasco ci racconta una Giulietta in cerca della sua via «fuori dalla casa, via dal padre e dalla madre» per rinchiudersi però in una favola, a sua volta mortale. Medea pure scappa dalla casa del padre ma è una fuga senza sbocco finché «ognuno porta un guasto dalla casa» e cerca nell’ambizione dell’amante il suo riparo dalla realtà. Con Nora, Marasco ci avvicina alla libertà trovata dentro se stessa, ma è solo con Antigone che la libertà si fa spazio pubblico. È la Filomena di Eduardo che fa fare a Nora un altro passo avanti: via dal marito padrone per prendere in mano la propria indipendenza, cancellando definitivamente anche lo stigma sociale.