Arriverà il momento, e ci auguriamo non sia lontano nel tempo, in cui potremo parlare d’altro senza sembrare struzzi che affondano la testa nella sabbia per non vedere il desolato panorama circostante. Per ora, però, come le conversazioni quotidiane abbondano di confronti tra le mascherine più efficaci e di critiche (per lo più fondate) verso l’inettitudine dei governanti, così le pagine culturali dei media di tutto il mondo devono fare i conti con uno scenario brutalmente sconvolto da un’entità microscopica e – con ogni probabilità – inconsapevole degli effetti che produce nei suoi spostamenti da un continente all’altro. Declina (potremmo aggiungere: per fortuna) il genere «diario dalla quarantena», un po’ perché questi viaggi intorno alla propria camera tendono tutti a somigliarsi, un po’ per la speranza che la forzata clausura sia sul punto di terminare. Crescono invece i tentativi di dare contorni più definiti a quello che sta succedendo e soprattutto a quello che ci aspetta «dopo».

Wired per esempio, ha condotto un’inchiesta sull’impatto del Covid-19 sulla vendita dei libri negli Stati Uniti, da cui apprendiamo che Amazon avrebbe aumentato la sua quota di mercato negli Usa dal 50 % ante-coronavirus all’attuale 70 % (dato stimato, dal momento che ancora una volta la ditta di Jeff Bezos si rifiuta di offrire numeri certi) e che le librerie indipendenti lottano per tenersi in vita. Fin qui, nessuna sorpresa. Più interessanti i dati sui titoli di maggiore richiamo in questa fase inattesa della nostra vita.
Certo non ci vuole un esperto per arrivare alla conclusione che «questo è il momento peggiore per pubblicare una guida turistica», ma ci sono settori della manualistica che hanno visto un’impennata nelle vendite: in particolare vendono bene i libri di cucina («a quanto pare, è proprio vero che tutti fanno il pane in casa», è il commento dell’analista Kristen McLean) e quelli di giardinaggio, forse per il desiderio – ipotizza Margo Baldwin, della casa editrice Chelsea Green – di raggiungere un qualche livello di autosufficienza in campo alimentare.

Crescono pure le vendite dei libri educativi per bambini, un effetto prevedibile dei milioni di famiglie costrette a intrattenere i figli lontani da scuola. Quanto alla narrativa, secondo James Daunt, dall’anno scorso amministratore delegato della catena Barnes and Noble, nonché salvatore della britannica Waterstones, i lettori attualmente si orientano verso romanzi solidi, classici contemporanei e libri canonici, «quei testi che si suppone, a torto, che ognuno abbia letto». E ancora Daunt si dichiara sicuro che la nostalgia per le librerie si sia acuita in questi mesi di lontananza obbligata e che si possa guardare al futuro con un certo ottimismo.

Difficile, in realtà, fare previsioni. Ma al futuro si deve guardare, magari puntando su titoli capaci di attirare l’attenzione dei lettori. Lo fa la casa editrice francese L’Herne, che annuncia la pubblicazione – prevista per giugno e rinviata all’autunno – di un romanzo inedito di Simone de Beauvoir, Les inséparables. Composto nel 1954, quando de Beauvoir era già famosa – Le deuxième sexe era uscito cinque anni prima), il romanzo era rimasto nel cassetto perché la stessa autrice lo trovava «privo di una necessità interna», come scrivono oggi sul New York Times Alexandra Alter e Laura Cappelle.

Non è di questo parere però Sylvie Le Bon, figlia adottiva della scrittrice, convinta che questo romanzo, fortemente autobiografico come tutte le opere narrative di de Beauvoir e ispirato alla sua amicizia giovanile con Élisabeth Lacoin, detta Zaza, morta a 21 anni di encefalite virale, debba uscire allo scoperto. Pensa forse anche alle lettrici che in tutto il mondo hanno amato L’amica geniale?