Si è parlato di «festival della discontinuità», dopo le ultime edizioni «nazional popolari» macina ascolti condotte da Carlo Conti. L’impressione è che il «dittatore artistico» Claudio Baglioni abbia in realtà in corso d’opera semplicemente nobilitato il concetto, trasformando la sessantottesima edizione della kermesse rivierasca – almeno sulla carta – in una sorta di enciclopedica messa in scena in cinque giorni della canzone popolare italiana dalla A alla Z, con predilezione spiccata per gli interpreti. Non ha difficoltà ad ammetterlo l’ex ragazzo «della maglietta fina» alla conferenza stampa di presentazione di Sanremo al via stasera in diretta su Rai1 : «La stella polare è la canzone. C’è sempre stata ma mi è sembrato fosse stata un po’ posta in secondo piano. Una strana forma d’arte, piccola e breve ma dalla grande forza».

Certo il «fortino» degli inediti in gara – presentati alla stampa in un ascolto «blindato» un paio di settimane fa, sembra discreto ma non eccelso e a dirla tutta le cose interessanti arrivano più dal settore giovani, tenere d’occhio Mirkoeilcane e Mudimbi, marchigiano di origine italo-congolese, per credere. Consapevole del rischio Baglioni mette le mani avanti: «Ho detto tre no prima di accettare anche perché non è facile organizzare un evento di questa portata in poco meno di cinque mesi, di solito si inizia a prepararlo a marzo io ho preso l’incarico solo a settembre..». Poi indora la pillola: «La qualità era alta, abbiamo ricevuto molte proposte di livello ma abbiamo dovuto operare delle scelte». Qualcuno chiede spiegazioni su un presunto «conflitto di interessi»: la società Friends & Partners, che si occupa del management di Baglioni, «gestisce» anche undici degli artisti in gara e tanti fra i superospiti: «La mappa geo musicale dell’industria italiana – risponde Baglioni – è questa: ci sono poche società che gestiscono tanti artisti, quindi diventa inevitabile rivolgersi a loro». Scelte precise su scaletta e temi delle serate: nessuno spazio a eventi extra musicali – tipo Fazio per intenderci – nessuna passerella per sportivi, astronauti ma la «musica in testa a tutto».

Il tema delle molestie sessuali e delle violenze sulle donne farà invece capolino sul palco, lo promette Michelle Hunziker: «Il sindaco ha lanciato questa iniziativa (una spilla con un fiore di Sanremo e la scritta ’Io sono qui’, ndr) sarebbe bello se contagiasse anche gli altri cantanti. È un segnale di un grande movimento da far partire da qua. Lanceremo anche un numero verde dedicato». Con Fiorello superospite in apertura come «scalda pubblico»: «Ma io lo vorrei – spiega Baglioni – alle 22.30…», vedremo svariati omaggi alla Storia della canzone italiana: «Cominceremo con Luis Bacalov, poi Sergio Endrigo, Gino Paoli e Danilo Rea, Lucio Battisti, Luigi Tenco e Giorgio Gaber. Sarà una rassegna che si concentrerà su quello che la musica ci ha regalato da quando è nato il Festival. Una delle linee guida sarà trovare il modo di omaggiare la bellezza che tanti ci hanno lasciato», sottolinea il direttore artistico. Tanti ospiti, in forse stasera la sola Pausini alle prese con febbre e laringite, poi Gianni Morandi, Il Volo, Biagio Antonacci e i Negramaro, Gianna Nannini, i citati Paoli e Rea, Giorgia che duetterà con una delle poche guest star straniere, James Taylor (gli altri sono Sting e Shaggy), Piero Pelù, il trio Nek-Pezzali-Renga e – ultima annunciata – Fiorella Mannoia, nella serata di sabato insieme a Baglioni in un omaggio a Ivano Fossati.

E dopo aver annunciato il premio alla carriera a Milva, a ritirarlo non sarà la pantera di Goro ma la figlia, Martina Corgnati, Luca Josi di Tim – unico sponso r di Sanremo – cala «l’asso» Mina, ancora testimonial del festival: «Sarà protagonista di 5 racconti, 5 storie, un’opera digitale in tre atti». Che culminerà durante la finalissima di sabato, quando la tigre di Cremona apparirà sotto forma di ologramma tridimensionale mentre esegue la cover del brano Another day of sun dalla colonna sonora di La La Land.