Sono le 15 quando lo stato maggiore grillino che in questi giorni ha stretto un patto di emergenza attorno a Luigi Di Maio si ritrova in una casa nel centro di Roma. Ci sono i due capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva. C’è il presidente della commissione antimafia Nicola Morra. C’è Alessandro Di Battista, considerato uno di quelli meno convinti dell’accordo di governo col Pd, assieme a Paola Taverna. C’è anche il recalcitrante Davide Casaleggio. Non ci sono, per diversi motivi, Beppe Grillo e il presidente della camera Roberto Fico.

Sul piatto c’è la possibilità, che ora dopo ora si è fatta più concreta, che il Pd faccia cadere il veto sulla figura di Giuseppe Conte. Non è l’unico nodo da sciogliere. Il primo riguarda la tenuta interna del M5S. Nei giorni scorsi alcuni dei ministri considerati più vicini a Di Maio si erano messi di traverso, spaventati dalla chiusura di una fase politica, quella gialloverde, che rischiava di sbarrare loro la strada. Di Maio ha assicurato che alcuni degli esponenti del governo uscente resteranno al loro posto: ci sarebbero la ministra della difesa Elisabetta Trenta e persino Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede, i pretoriani del «capo politico» grillino considerati fino a due giorni fa più a rischio che partecipano al vertice romano.

L’altro tema è il voto online sulla piattaforma Rousseau, necessario a fare i conti con lo spaesamento della base di fronte al cambio di maggioranza. C’è da capire in che modo sarà formulato il quesito e con che tempistica, ma non è neppure scontato che la votazione possa celebrarsi in tempo utile. Se davvero Sergio Mattarella è intenzionato a dare l’incarico domani o al massimo giovedì, è difficile che ci siano i tempi tecnici per consultare gli iscritti. Per la prima volta i tempi della politica imporrebbero i propri ritmi a quelli del Movimento 5 Stelle, piegando la piattaforma Rousseau alle decisioni prese dagli eletti. Se le urne digitali dovessero aprirsi a giochi fatti, si imporrebbe questa volta più di altre una semplice ratifica di decisioni già prese ed operative.

Casaleggio si presenta assieme al redivivo Massimo Bugani, socio dell’associazione che gestisce l’infrastruttura telematica grillina di recente defenestrato da Di Maio dagli uffici di palazzo Chigi. La riunione ha tra i suoi obiettivi principali proprio quello di persuadere Casaleggio della necessità di accettare la sfida del governo col Pd. Troppo alto sarebbe il rischio di mettersi contro gran parte degli oltre trecento parlamentari che a più riprese si sono espressi per il cambio di maggioranza. Il figlio del co-fondatore del M5S mantiene i suoi dubbi ma prende atto della situazione. Però pretende che l’asset telematico trovi il modo di far sentire il suo peso anche in questa occasione. Anche perché tra i punti proposti da Zingaretti a Di Maio c’è il rafforzamento della democrazia rappresentativa, in esplicita polemica con le suggestioni tecnologiche dei Casaleggio. Per tutta risposta, lo stratega digitale considera che si potrebbe decidere di aprire le urne digitali oggi stesso. Una scelta di questo tipo comporterebbe una deroga al regolamento grillino, che per evitare colpi di mano e votazioni lampo prevede che ogni consultazione venga indetta con almeno 24 ore di anticipo.

Questa sera si riunirà ancora una volta l’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle. Se non ci saranno intoppi sulla costruzione delle linee programmatiche del nuovo esecutivo e se si troverà la quadra sulle caselle principali della compagine governativa, il consesso servirà a dare il via libera definitivo al nuovo corso della legislatura.