Nel centrodestra è guerra aperta, caos totale: tutti contro tutti. Il vertice previsto ieri che doveva definire le candidature alle comunali è saltato. Campo impraticabile, per colpa del nuovo partito di Giovanni Toti e del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro che in questi giorni ha fatto incetta di parlamentari di Forza Italia.

E ha dato vita a un nuovo gruppo alla Camera, col nome di «Coraggio Italia» e il colore fucsia che da anni contraddistingue le liste del sindaco di Venezia.
Furiosa la reazione dei forzisti: «Bene ha fatto Salvini a sconvocare la riunione. Forza Italia non parteciperà ad alcun vertice con chi, violando gli accordi di coalizione, ha promosso un’iniziativa fondata sul trasformismo e sul cambio di casacca di parlamentari che, peraltro, non sarebbero stati ricandidati».

Insomma, con quelli non beviamo più neppure un caffè, come disse nell’altro secolo Gianfranco Fini rivolto a Umberto Bossi. Poi fecero insieme la Casa delle libertà, ma erano altri tempi.

«Riunione rinviata a data da destinarsi per motivi organizzativi», fa sapere un imbarazzato Salvini, che spiega di «non avere nuovi elementi sui potenziali candidati». Ma stavolta il nodo della discordia non sono i nomi dei candidati, compreso l’ormai famoso tribuno della radio Enrico Michetti di Roma, di cui è spuntato un audio in cui elogia il saluto romano come «il più igienico. Se per qualcuno è rievocativo del fascismo e del nazismo è un problema suo».

No, stavolta il problema è tutto nazionale. E del resto il duo Toti-Brugnaro ha fatto le cose in grande. Alla Camera 23 deputati, di cui 11 strappati in a Forza Italia (tra questi Micaela Biancofiore e il neocapogruppo Marco Marin), più altri 6 ex forzisti storici come Osvaldo Napoli, più la grillina Martina Parisse e tre che arrivano dal gruppo di Bruno Tabacci. Al Senato sono solo 7, tra questi Paolo Romani e Gaetano Quagliariello, non abbastanza per formare un gruppo.

C’è anche spazio per un incidente diplomatico con Salvini: nella lista ufficiale dei deputati fucsia compariva ufficialmente la leghista veneta Tiziana Piccolo. Il leader del Carroccio s’infuria, alza il telefono, chiama lei e Toti. Il governatore ligure si scusa: «Caro Matteo, non ne sapevo nulla». Pare infatti che la deputata sia stata contattata direttamente da Brugnaro, ma alla fine torna all’ovile e scrive al presidente Fico per comunicargli l’immediata retromarcia.

Toti spiega: «Siamo convintamente nel centrodestra, al prossimo vertice sulle comunali parteciperemo. Nessuno può pretendere di escluderci». Se il duo fucsia si preoccupa di non irritare il potente Salvini, al Cavaliere (che ha tentato invano di fermare i transfughi attaccandosi al telefono) rifilano il benservito. «Grazie a Berlusconi, è stato un coraggioso, ma ora è un altro tempo», taglia corto Brugnaro.